Il Tazebao – La differenza tra chi sa leggere la fase e chi no emerge nei preparativi pratici di chi fa fronte ai cambiamenti. Mentre in Italia ci si sente ancora “al sicuro sotto l’ombrello della NATO” e si cerca di incorrere nei favori di una Casa Bianca in piena glasnost e perestrojka, che non vuole più neanche i vassalli perché stufa di mantenerli (il vertice dell’Alleanza Atlantica potrebbe sancire la parziale riduzione delle truppe statunitensi schierate nell’Est Europa), dall’altra parte del mondo c’è chi alla guerra si prepara sistematicamente e metodicamente. Tra le varie esercitazioni e provocazioni condotte da Stati Uniti e Repubblica di Corea e il riarmo sempre più spedito del Giappone, la Corea del Nord si sta concentrando da ormai un mese in maniera costante e continuativa al rafforzamento dell’esercito e delle sue capacità d’autodifesa: collaudata con successo l’applicazione al combattimento del nuovo cacciatorpediniere Choe Hyon il 28 e 29 aprile, le ultime ispezioni di Kim Jong Un sono state tutte riservate alle aziende produttrici di armi (particolarmente carri armati, il cui parco è stato rinnovato, e pezzi d’artiglieria a lungo raggio) e alle esercitazioni degli artiglieri, dei carristi e dei piloti dell’aeronautica. In questo senso, la VII Conferenza degli ufficiali d’addestramento dell’Esercito Popolare di Corea, svoltasi il 14 e 15 maggio, ha svolto un ruolo di primo piano nell’effettuazione di quella che nella RPDC viene ora chiamata «rivoluzione negli addestramenti». Un programma di intensificazione dei preparativi di guerra in base ai tre cardini definiti da Kim Jong Un per la costruzione di un esercito potente: ideologia, soldati e armi. L’aspetto innovativo è che dette esercitazioni hanno combinato in piena armonia le armi convenzionali con quelle nucleari, che rimangono pronte all’uso nel caso non solo di attacco nucleare in corso, ma anche qualora esso venisse ragionevolmente ritenuto imminente. E con gli Stati Uniti che anche quest’anno hanno inserito la RPDC nella lista degli “Stati non collaborativi nella lotta al terrorismo” e la risposta a tono di Pyongyang, i giorni del vertice di Singapore e le promesse di Trump sulla pacificazione con la Corea popolare sono sempre più lontani ed eterei. (JC)

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