L’intervista di Gianni Bonini su come sta cambiando l’America con la presidenza Biden
Lo scontro Trump-Biden e la travagliata successione alla guida di un Impero che ha smarrito il suo epos, le ripercussioni sugli assetti globali, la sfida cibernetica e le nuove narrazioni. Ne ha trattato approfonditamente Gianni Bonini, Senior Fellow de Il Nodo di Gordio e ispiratore de Il Tazebao, intervenendo a Le Fonti TV. Queste alcune delle sue riflessioni, come sempre originali e stimolanti.
“Prima di tutto non dobbiamo essere tifosi né dell’una né dell’altra parte. Quattro anni fa sono stato tra i pochi ad aver dato alcune chance di vittoria al tycoon quando invece tutti lo davano per sconfitto certo. Questa volta l’America si è divisa su due modi di gestire e di intendere l’Impero. Perché, ricordiamolo, gli USA sono ancora una superpotenza, dal punto di vista militare e non solo. Trump aveva una visione più tesa a saldare il fronte interno, che però non definirei isolazionista. Dall’altra Biden scommette più sulla proiezione esterna degli Stati Uniti”.
Sulla sconfitta di Trump Bonini ha dichiarato: “Quando si è presidenti, quando si è imperatori, bisogna capire in anticipo come si muovono gli altri, e i segnali, a cominciare da Black Lives Matter per arrivare alla mobilitazione dell’establishment, c’erano tutti. La sconfitta, comunque sia avvenuta, mette in luce quanto Trump fosse impreparato”.
Biden ha voluto dare subito il segnale di una discontinuità, a partire dall’allestimento scelto per la Casa Bianca (ne ha parlato anche Lorenzo Somigli). “Lo vedo – ha spiegato –come un tentativo di costruire una narrazione altra che si rivolge a coloro che storicamente sono oppressi negli USA (e determinanti nel voto) e anche ai nuovi popoli che si affacciano sulla storia. Una narrazione che punta ad una nuova egemonia culturale che deve fare i conti con la fine di un ciclo per gli USA”.