Il commento di Umberto Minopoli, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, dopo la visita di Meloni in Algeria.
Il disegno iniziato con Draghi sta per concludersi, con successo e tempistica straordinarie con Meloni: nel 2024 saremo indipendenti dal gas russo. Gli accordi con l’Algeria, con il ruolo attivo dell’Eni, che in Descalzi fa rivivere la strategia energetica di Mattei, possono rovesciare la crisi del gas del 2021/2022, da tragedia a opportunità dell’Italia: hub del gas per l’intera Europa che cancella il ruolo dei gasdotti siberiani. Chapeau.
Gli accordi sull’idrogeno e sulla cattura della CO2 sono un altra ragione di ripensamento per la vulgata ambientalista sul “tutto rinnovabili” nella transizione energetica. Il gas “integrato” con la cattura della CO2 è un’energia sostenibile, come sostiene la Tassonomia europea e che resterà.
Attenzione però. C’è un rischio se il disegno del governo e dell’Eni non vengono completati: resta il fatto che, passando dalla Russia all’Algeria, il nostro modello energetico resta però strategicamente dipendente dall’importazione di gas.
Il fattore di debolezza strategica del nostro mix energetico non cambia. Mentre cambia, persino, per i paesi del Nord-Africa produttori del gas che importeremo. Dalla Turchia, agli Emirati Arabi, all’Arabia Saudita, all’Egitto, alla Tunisia e alla stessa Algeria è un revival di programmi di centrali nucleari. Russia e Corea del Sud sono i costruttori beneficiari di quesì programmi. Insomma i paesi produttori di petrolio e gas, quelli da cui importeremo queste risorse, diversificano la loro energia ricorrendo al nucleare. Non è che, sul medio-lungo periodo, siano più preveggenti di noi?