Gli interventi degli ospiti alla presentazione del nuovo numero di leSfide, edito dalla Fondazione Craxi ETS, “Destino americano” al Conventino di Firenze. Sono intervenuti Nicola Carnovale, Leonardo Tirabassi, Fiamma Nirenstein, Gianni Bonini; a condurre Lorenzo Somigli.
La lacerazione interna
“Oggi siamo al Conventino, che prima era uno dei tanti contenitori vuoti disseminati nella città e oggi è uno spazio sociale ritrovato. Lo dico perché il nostro gruppo Tazebao ha inaugurato una piattaforma di critica sullo sviluppo urbano, per tornare all’abitare, per una città ancora dei cittadini”. Ha aperto così i lavori Lorenzo Somigli, giornalista. “Il nuovo numero “Destino americano” – ha continuato – coglie le divisioni in seno agli Stati Uniti. Non è un caso che la scelta sia ricaduta sull’assetto politico-istituzionale sul federalismo, l’unica formula in grado di incanalare il conflitto. Gli Stati Uniti hanno affrontato già profonde fasi di lacerazione interna e oggi ne affrontano una nuova. Sono fasi che tutti gli Imperi, come gli Stati Uniti, al momento di certi passaggi evolutivi devono affrontare: sono fasi sanguinose e necessarie. La lacerazione interna è una fase evolutiva nella dimensione di Impero”.
Guardare agli Stati Uniti è utile alla comprensione delle traiettorie su cui sono avviati i sistemi democratici
“La democrazia è conflitto, manca però la capacità, tutta politica, di mediare il conflitto. Rispetto al passato, infatti, mancano le camere di compensazione e le leadership per incanalarlo politicamente”. Lo ha detto Nicola Carnovale, segretario della Fondazione Craxi ETS, presentando a Firenze il nuovo numero della rivista leSfide – non c’è futuro senza memoria “Destino americano”, che “approfondisce uno dei mali che affligge tutte le nostre democrazie: la polarizzazione”. “La polarizzazione – ha proseguito – ha radici profonde ma si accentua con la perdita di ruolo della politica, con la globalizzazione che aveva promesso affermazione della libertà attraverso il mercato”. Carnovale ha rilevato che la dinamica polarizzante esiste “anche all’interno dei due partiti, Democratico e Repubblicano”. Il rapporto atlantico è sempre stato chiaro ma “la fine della Guerra Fredda ha ridimensionato il ruolo dell’Italia” e questo ridimensionamento “ha fatto perdere agli Stati Uniti la conoscenza della realtà mediterranea”, che era sempre stata “filtrata attraverso gli occhi attenti di un alleato, al netto delle ambiguità, come l’Italia”.
L’intervista: Noi e Israele. Fiamma Nirenstein a tuttotondo a Il Tazebao – Il Tazebao
La necessità di un ordine globale
Leonardo Tirabassi, giornalista e autore de “La nuova guerra mondiale”, riflettendo sul ruolo di guida del mondo degli Stati Uniti, ha toccato un nodo problematico: “Il mondo non si esaurisce più nel multipolarismo o, perfino, nel bipolarismo. C’è un motore interno, indipendente dagli stati nazionali, che il conflitto con il comunismo aveva nascosto: c’è, insomma, un contenitore sovra-statale è unico”. “Gli scontri tra stati – ha rilevato Tirabassi – stanno aumentando ma è come se avvenissero all’interno di una bolla: nemmeno Russia e Cina, infatti, vengono disconnesse dal mondo globale. Da qui potrebbe nascere un nuovo ordine, come fu dopo la Pace di Vestfalia: da una parte, si riconosce l’inevitabilità delle guerre e dall’altra si riconoscono dei principi generali che impediscono il debordare del conflitto. La sfida sta nel regolare i flussi sovra-statali, in modo che gli stati possano muoversi in questa dimensione. Ma non è detto si possa regolare tutto…”
C’è un problema di cultura nel deep state…
“C’è stato un errore nella politica americana – ha concluso l’analista geopolitico Gianni Bonini – ovvero l’aver creato un vuoto nel Mediterraneo con le primavere arabe. Gli Accordi di Abramo hanno cambiato la storia, rompendo il vecchio schema della contrapposizione paesi arabi-Israele. Com’è possibile tornare indietro su questa scelta in così pochi anni? Ciò apre un interrogativo sulla politica americana e sulla cultura del suo deep state”.