Il Tazebao ha contattato Roger Eddé per un confronto sull’evoluzione del conflitto mediorientale e non solo.
Il Tazebao – «Israele può certamente vincere una guerra su due fronti, con un’offensiva totale, ma è meno costoso procedere passo dopo passo come Israele ha fatto fino ad oggi: si è concentrato su Gaza e, al contempo, ha dissuaso Hezbollah dal rischiare il coinvolgimento in una guerra totale». Ne è convinto Roger Eddé, imprenditore, avvocato e grande intellettuale libanese, che in questi giorni convulsi ha concesso a Il Tazebao una lunga e, come sempre, stimolante riflessione.
Israele è riuscito a fare tutto questo, secondo Roger, con «l’aiuto della diplomazia statunitense» e, soprattutto, «prendendo di mira i componenti di spicco della struttura dirigenziale della milizia libanese iraniana e la sua organizzazione logistico-militare». Secondo le ultime ricostruzioni, Israele procederà con gli attacchi «in un crescendo di intensità nel colpire gli obiettivi di Hezbollah», grazie a «un’intensa campagna aerea che potrebbe durare almeno tre mesi».
«Entro il 7 ottobre 2024, Israele potrebbe soprendere tutti – è la sua previsione – con un’invasione della Siria meridionale e del Libano meridionale nelle regioni cristiana e drusa, su entrambi i lati dei confini sud-occidentali della Siria con il Libano, fino alla strategica strada Beirut – Damasco, nella Bekaa occidentale».
«Ci possiamo aspettare – prosegue Eddé – un’offensiva sulle coste mediterranee del sud di Beirut, che miri all’aeroporto e ai sobborghi meridionali, le vere roccaforti di Hezbollah, partendo anche dal porto militare vicino all’aeroporto».
Questa «seconda guerra d’indipendenza» è «una lunga guerra e una guerra esistenziale per Israele, come dichiarato il primo giorno». Ciò significa che Israele «è pronto a pagare qualsiasi prezzo, di qualunque tipo, pur di vincere la Grande Guerra», instaurando così «la Pax Israel nel Levante così come la sognavano inizialmente i suoi fondatori. Il 7 ottobre ha dato l’opportunità».
Netanyahu «non ha fretta» perché vuole mantenere la guerra «a un livello politicamente difendibile», affrontando «l’ostilità della terza amministrazione Obama dietro Biden», sapendo, tuttavia, che «nei prossimi tre mesi Biden stesso non potrà perdere il vitale voto delle comunità ebraiche», tentando di guadagnare «le decine di migliaia di voti Musulmani e della sinistra woke».
Grazie a Roger è possibile avere un quadro anche sull’altro contendente. Hezbollah, riflette, è «consapevole di correre un rischio esistenziale terribile, quello di essere cancellato definitivamente, come sta accadendo ad Hamas a Gaza». Tuttavia, «Nasrallah e la sua rete militare e politica sono alla mercé di Khamenei», pronti «a continuare a combattere fino all’ultimo islamista in Libano e altrove».
Quanto ai prossimi assetti, aggiunge: «Il Mar Mediterraneo orientale farà parte della Pax Israel e né l’Egitto né la Turchia potranno fare nulla al riguardo. A maggior ragione perché Trump si schiererà strategicamente con Israele e negozierà la pace con Putin durante il periodo di transizione tra la sua elezione e l’insediamento. Ciò significa che Putin sarà cooperativo nel Mediterraneo, poiché sarà un partner della NATO nel mantenimento dell’ordine in questa parte del mondo».
Roger passa poi al cuore del suo impegno politico: la riforma del Libano. «Il Libano e la Siria – riflette – sono pronti per una riorganizzazione radicale sulla falsariga delle loro direttrici fondative del 1920». «La Siria tornerà allo status dei 4 Stati del 1920: lo Stato alawita, lo Stato di Aleppo, lo Stato di Damasco, lo Stato druso». Per quanto riguarda il Libano «dobbiamo considerare la geografia del Libano del 1862, come uno Stato a stragrande maggioranza cristiana, con minoranze druse, sciite e sunnite».
«La Grande Beirut sarà una città-stato come Singapore. E ciascuna delle 4 Regioni aggiunte potrebbero essere 3 Stati-nazione: uno nel Sud di Saida (sunnita e sciita), uno in Oriente principalmente cristiano e druso, l’area sciita Bekaa – Hermel sarà lo Stato sciita, associato o meno agli sciiti del Libano meridionale. Tripoli e il nord sunnita saranno un altro stato-nazione, con la centrale elettrica della raffineria portuale e aeroportuale e il gasdotto verso il vicino mondo arabo. I rifugiati sunniti libanesi e siriani in Libano verranno assorbiti laggiù».
«Sto promuovendo – annuncia – il concetto che gli Stati libanesi si riuniscano in un Consiglio di cooperazione libanese simile al Consiglio di cooperazione del Golfo del GCC. Lo stesso può essere fatto per i 4 Stati della Siria».
E a proposito delle elezioni americane e di un risultato sempre più prevedibile, «Trump – spiega – riprenderà immediatamente il processo di normalizzazione e di realizzazione della pace di Abramo tra Israele e Arabia Saudita. Così come si dimostrerà amico dei cristiani del Libano. Il suo genero libanese è cristiano della famosa famiglia Fares nella regione di Coura, sulla strada che porta ai Cedri del Libano».
Prima di concludere, un passaggio sulla Francia, un paese che Roger conosce direttamente e molto bene. «Quanto a Marine Le Pen, che conosco per averla ospitata in Libano, non dovrebbe assumere il potere senza aver ottenuto la maggioranza assoluta. La Francia subirà una grave crisi economica il prossimo anno e, se verrà accusata di non aver fatto abbastanza e di essere responsabile della crisi economica, rovinerà la sua possibilità di essere eletta presidente nel 2027».