Crisi nera del manifatturiero: solo la dismissione unisce gli europei adesso. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – La dismissione avanza inesorabile e continua a colpire in ogni settore: non sarà una felice chiusura d’anno, quella di questo 2024, neanche per il settore manifatturiero. In Italia continua a registrarsi una domanda debolissima, registrando il tasso più basso di tutto l’anno proprio nel mese appena concluso. Di conseguenza, in un colpo solo sono calate produzione, occupazione e ritmo degli ordini: 44,5 punti contro i 46,9 di ottobre e battendo al ribasso le stime che lo prevedevano a “soli” 46,9. Un record negativo negli ultimi 15 anni grazie al peggior tasso di declino da luglio 2023, secondo i dati del rapporto HCOB-Hamburg Commercial Bank PMI pubblicato dalla S&P Global. Non che il resto dell’Europa se la passi meglio: secondo la stessa fonte, nell’Unione Europea l’indice PMI manifatturiero è sceso a 45,2 punti (il limite che separa crescita e contrazione è 50). Germania, Francia e Gran Bretagna le più colpite: la più grande economia europea rimane fermamente in declino (laddove già deve far fronte alle enormi difficoltà di giganti industriali come Volkswagen, Bosch, Schaeffler e Thyssen-Krupp, che si preparano a tagliare migliaia di posti di lavoro, mentre “guarda caso” solo la Rheinmetall va bene), Parigi registra il calo più marcato degli ordini dai tempi del Covid e la crisi britannica ha registrato i numeri più gravi negli ultimi nove mesi per la stessa causa della diminuzione degli ordini. Si militarizzano dunque le economie, ma col taglio netto tra settore militare e settore civile, che di fatto non fanno girare i soldi derivanti dai profitti delle commesse di guerra, ciò che al contrario fece le fortune di Berlino in tempi che forse tanto superati non sono. (JC)

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