Cari socialisti (o presunti tali), di chi è la colpa delle vostre emorragie? Amicarella inchioda i “movimenti” ante-Socit

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Il TazebaoTre anni sono un’età critica per le relazioni amorose e anche nella pedagogia infantile rappresentano un’età di cambiamento e di passaggio significativo. Il SOCIT – Socialismo Italico che arriva a compiere tre anni raggiunge un traguardo che sarebbe del tutto insignificante se non fosse per ciò che in questi tre anni siamo riusciti a fare.

Molti si crogiolavano, prima che arrivassimo, nella stasi delle loro realtà politiche decennali. Chi si accontentava di un movimentismo fine a sé stesso, chi si distendeva su relazioni internazionali per vivere di luce riflessa, chi doveva il proprio impegno politico e notorietà ad un “grande vecchio”, da cui recentemente aveva divorziato, ha ricevuto una scarica elettrica quando la nostra realtà, di parvenue per la stragrande maggioranza, li ha inchiodati nelle loro inadeguatezze.

Ed ecco che si è data una continuità ed una costanza alla militanza politica, si è smesso di andare a ricercare rapporti politici per feticismo esterofilo, si è dimostrato che una generazione può aprirsi uno spiraglio anche senza essere imboccata dalla precedente. A torto, ad esempio, qualcuno si ostina a considerarci “generazionali”: abbiamo gente di tutte le età, quello che mal sopportiamo è la boria di chi ha passato decenni sulle stesse posizioni e ha avuto decenni di occasioni mancate, e adesso si sente defraudato semplicemente per la nostra esistenza. O i vari propositori di “ideologie post-ideologiche”, che per paura di schierarsi restano ambigui su certe etichette, a cui abbiamo risposto con uno sprezzante socialismo italico.

Noto con piacere che diversi da altre organizzazioni stanno imboccando gradualmente la nostra strada, così come le collaborazioni con quelle realtà, che devono alle loro peculiarità un fattore di merito, si fanno più forti. Tanti di questi rimangono piacevolmente colpiti nel vedere un pre e un post alle attività politiche, ovvero tutta la fase precedente di presa di accordi e successiva di dare continuità, termometro di quanto la militanza politica in ambito socialista stia sempre più smarcando dal farsi vedere in piazza e basta, magari tirando il cugino di terzo grado – succedeva veramente – e mettendo l’asta della bandiera in mano anche a lui.

D’altronde forse la domanda che dovrebbero porsi quelli che si vedono perdere i militanti, in copiose emorragie spesso a nostro favore, è: perché? La risposta è più ovvia di quello che sembra.

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