Caduta l’ultima roccaforte nel Donbass del sud, i russi continuano ad avanzare. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Mentre in tutto l’Occidente, e soprattutto negli Stati Uniti da quando si è reinsediato Trump, si discute di come far finire il conflitto in Ucraina, Mosca rimane inflessibile sulle sue condizioni: fine definitiva dei combattimenti con annessa denazificazione, smilitarizzazione e neutralizzazione dell’Ucraina, la quale, quindi, non si unirà alla NATO, né ora, né mai. Il Dnepr, come preannunciavamo, è sempre più vicino, e l’ultima roccaforte nel Donbass meridionale, Velikaya Novosyolka, è caduta qualche settimana fa. Ma non solo: dalla seconda metà di dicembre fino alla giornata di ieri, nella RP di Donetsk le forze russe hanno preso il controllo di Zelenovka, Novyj Komar, Ostrovskij, Storozhevoe, Novoolenovka, Ivanovka, Kurakhovo, Yantarnoye, Peschanoye, Terny, Neskuchnoye, Vozdvizhenka, Shevchenko, Solenoye, Novovasilevka e Krymskoye. Nella RP di Lugansk, sempre più prossima alla completa liberazione, è stata annunciata la cattura degli insediamenti di Nadiya e Novoegorovka. I russi hanno effettuato importanti avanzate a Kharkov, consolidandosi sulla riva destra del fiume Oskol e creando sempre più teste di ponte sulla sinistra, da cui si erano dovuti ritirare tatticamente nel settembre 2022. Qui sono state catturate Lozovaya, Kalinovo, Zapadnoye e l’importante insediamento di Dvurechnaya, mentre a Zagryzovo, di cui precedentemente il Ministero della Difesa russo aveva annunciato il controllo, si combatte. Vi sono stati progressi anche nella regione di Kursk, dove è stata sventata l’offensiva di inizio gennaio e nella quale, liberate Darino, Nikolaevo-Darino e Russkoye Porechnoye (dove di recente i soldati russi hanno trovato cadaveri di civili orrendamente torturati e mutilati, senza che la stampa occidentale ne facesse cenno), la quantità di territorio ripulito dagli invasori ucraini dopo il 6 agosto scorso ammonta ormai a più del 60%. Nonostante pressioni in senso contrario da parte dell’establishment, le ultime dichiarazioni del ministro degli Esteri Lavrov sulla somiglianza dello slogan trumpiano America First con quello nazista Deutschland Über Alles, come anche quelle dello stesso Presidente Putin in varie occasioni, fanno intendere che anche la Mosca che conta non si fa illusioni sul cambio della guardia alla Casa Bianca. (JC)

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