L’appello contro il mostruoso piano di Trump per Gaza, lanciato da tre giovani under-30, i “Tre Gracchi”: Giovanni Amicarella, segretario del Socialismo Italico, Jean-Claude Martini, traduttore, Lorenzo Somigli, giornalista e fondatore de Il Tazebao.
Il Tazebao – Noi non ci stiamo. Noi vogliamo un mondo migliore nel quale alla bomba di Netanyahu non segua la betoniera di Trump. Come se un mar & lago di cemento potesse lavar via il sangue e il corpo straziato, l’esilio e la tomba “illacrimata”. Come a voler infoibare una verità scomoda: Gaza e i suoi cittadini.
Noi odiamo la diplomazia delle betoniere di Trump, al pari di quella delle cannoniere di Netanyahu. Vanno, è a tutti evidente, a braccetto. Noi vogliamo che i popoli vivano nella terra che li ha generati, noi non accettiamo di essere senza radici, poveri, perseguitati, bombardati, in esilio su questa terra per il profitto altrui o per altrui progetti di dominazione.
Nel silenzio generale delle coscienze, di solito un pessimo segnale, il nostro non è un appello – appunto – per pulirsi la coscienza. La nostra è una necessaria azione di chiarezza e di verità. Ciò che succede violentemente a Gaza succederà prima o poi anche da noi. Anche a noi. Siamo bagnati dallo stesso mare, da secoli, il nostro Mediterraneo e vediamo nel progetto di fare di tutta Gaza una “riviera” turistica un attacco alle comuni radici mediterranee, a una comunità umana che ha mostrato una straordinaria resistenza, al nostro paesaggio, al nostro ecosistema.
In tutto questo, ci stupisce il silenzio, colpevole, di tanti che si sono riempiti la bocca con belle parole sui diritti umani e la dignità della persona, sull’importanza della diplomazia e della cooperazione; non ci stupiscono, invece, coloro che si allineano per convenienza al nuovo potente di turno. Non avranno guadagni, nemmeno loro.
La nostra esistenza sarà dura e difficile. Gaza siamo anche noi. Trump proverà a toglierci quel che resta della nostra manifattura, la vera fonte di sviluppo e benessere, relegando la nostra bella nazione, già quinta potenza mondiale, a colonia estiva e noi – forse – a camerieri. Se non ci pensa prima l’intelligenza artificiale, che tutto sta formattando.

Ciò succede a Gaza con bomba & bulldozer succede dalle nostre parti con l’espulsione, non meno violenta, di chi vive e anima le città, i rioni, i quartieri, con la trappola della povertà e lavoro da fame. Siamo due facce dello stesso problema.
E allora il nostro è un appello a tutti coloro che pensano, ancora, che la vita umana abbia sempre – a prescindere – un valore in sé non quantificabile sul mercato e non sia solo una merce, che la terra, il suo ecosistema, gli ulivi della Palestina e il carrubo del Libano, appartengano al popolo che se prende cura.
Gaza siamo tutti noi, siamo l’uomo che soffre, che muore, siamo le madri che hanno perso i figli e siamo l’uomo bruciato vivo nell’ospedale di Gaza. Siamo grati per il supporto che stiamo ricevendo. Dobbiamo trasformare questo mondo in cui viviamo. Il futuro, un futuro migliore, è quello che costruiamo oggi.
Il comitato promotore i “Tre Gracchi”
Giovanni Amicarella
Jean-Claude Martini
Lorenzo Somigli
I firmatari
Edoardo Amovilli
Roberto Bagattini
Leonardo Bellucci
Giampiero Braida
Alessandro Caparrucci
Moreno Castenetto
Samuele Cheli
Beatrice Chizzola
Massimiliano Danna
Josef Dukaj
Ezio Facchin
Fabio Faina
Emanuele Fanesi
Vittorio Francesco Gatti
Sauro Giorgi
Augusto Grandi
Andrea Kisgyorgy
Lorenzo Maffetti
Michele Padovan
Andrea Profili
Maria Cecilia Stefanelli
Enea Stella
(13 febbraio, 22 firmatari – in aggiornamento)
Per sottoscrivere, invia una mail a: redazione@iltazebao.com
Puoi condividere anche un pensiero e una riflessione. Lo pubblicheremo.