Il Tazebao – Sono giorni di grande scompiglio, in Medio Oriente ma non solo: poco lontano, nella nostra Europa, seguiamo dappresso e con apprensione gli sviluppi in Romania, dove la polizia ha iniziato a usare la forza contro i manifestanti; qualche giorno fa, alla latitudine opposta, un errore dei piloti sudcoreani nell’impostazione delle coordinate ha causato vittime per un attacco d’artiglieria involontario su un villaggio sudcoreano nei pressi del confine (le Freedom Shield 2025 si svolgono dunque senza proiettili veri, la guerra nucleare è stata sfiorata più di quanto si pensi). In mezzo a questi due fuochi, il Medio Oriente continua a ribollire: scaduti i quattro giorni di ultimatum yemenita a Israele per la revoca del blocco alla Striscia di Gaza, il portavoce delle Forze Armate Yahya Saree ha annunciato il rinnovo del divieto di transito e movimento a tutte le navi affiliate a Israele nel Mar Rosso, nel Mar Arabico, nello stretto di Bab el-Mandeb e nel Golfo di Aden, entrato immediatamente in vigore e che resterà attivo fino alla riapertura dei valichi nella Striscia di Gaza e al passaggio degli aiuti umanitari per la popolazione. Tornano, quindi, i fantasmi degli enormi danni economici inflitti a Tel Aviv tra il 2023 e l’inizio di quest’anno, sullo sfondo di una situazione interna non totalmente pacificata (molti sono ancora i malumori per l’accordo di cessate il fuoco, tra chi lo ritiene troppo concessivo e chi troppo poco) e degli sporadici memento mori iraniani sull’Operazione Promessa Veritiera 3 in risposta agli attacchi dello scorso 26 ottobre. Proprio con l’Iran si riaccendono le tensioni italiane: il Tehran Times dà notizia di una lettera inviata dalle famiglie di 23.000 vittime dell’organizzazione terrorista “Mojahedin del Popolo” (MEK) al Parlamento di Roma per il conferimento del “Premio donne coraggiose 2025” a un’esponente dell’Associazione dei Giovani Iraniani in Italia, legata per l’appunto al MEK. Significativo che nella lettera si esorti le autorità di Roma a occuparsi più del benessere dei propri cittadini. Benessere in cui certamente non rientra un’eventuale rescissione delle relazioni diplomatiche pluridecennali con la vecchia Persia. (JC)

Extra! Extra! Sì al ReArm, la Ue va alla guerra. Il debito “buono” è quello bellico?
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