Il Tazebao – Quella di ieri e oggi è stata una due giorni di sfilate e manifestazioni su entrambi i lati del 38° parallelo, pur se molto diverse nell’essenza: i nordcoreani hanno celebrato il 72° anniversario della vittoria nella Guerra di Corea, allorché fu firmato l’armistizio che sancì la sconfitta dei propositi statunitensi di conquistare tutta la penisola coreana per espandersi nel resto dell’Asia; a sud, invece, sono scesi in piazza gli agricoltori per far pressioni sul governo Lee affinché escluda il mercato agricolo e zootecnico dalla stangata dei dazi statunitensi che colpirà l’“alleato” sudcoreano a breve. Ma anche dagli “ex compatrioti” è arrivata una doccia fredda: Kim Yo Jong, vicedirettrice dipartimentale del Comitato Centrale del Partito del Lavoro di Corea, ha fatto diramare un comunicato stampa nel quale afferma, in sintesi, che la Politica dei due Stati separati adottata dalla RPD di Corea l’anno scorso in sostituzione dell’obiettivo della riunificazione, rimane in vigore nonostante le dimostrazioni di apertura dal nuovo governo sudcoreano. A non convincere la prima è il mantenimento dell’alleanza con gli Stati Uniti, coi relativi tentativi di scontro bellico e le esercitazioni militari cui l’esercito di Seul continua a partecipare. Quanto alla soppressione, perlomeno momentanea, della propaganda al confine, Kim Yo Jong lo ha definito un lavoro «non degno di apprezzamento» in quanto «flagello da loro stessi provocato». La partecipazione di Kim Jong Un al vertice della Cooperazione Economica Asia-Pacifico, in programma prossimamente a Kyongju, ventilata da alcuni media, è stata rapidamente derubricata a «fantasticheria». Ciò detto, la conclusione della sorella del dirigente supremo della RPDC è che «non vi sono motivi d’incontro né questioni da discutere» con la Repubblica di Corea, un’ulteriore testimonianza dello spostamento ormai definitivo della prima nell’asse eurasiatica, ormai libera dall’«idea preconcetta e agli antipodi della realtà» circa la riunificazione indipendente e pacifica della penisola coreana e «da una storia molto stanca e scomoda, ostacolata dall’espressione retorica dei connazionali». (JC)

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