Il 9 novembre 1989 archivia il Secolo Breve e segna l’inizio dell’era globale.
9 novembre ’89, pietra miliare della Storia contemporanea. Tante volte, a Berlino, passando per Potsdamer Platz dove scorreva il muro – celebre la Potsdamer Plarz ancora tagliata dal muro nello splendido “Il cielo sopra Berlino” con il compianto Bruno Ganz, piazza che già ispirò l’espressionismo di Kirchner – ho pensato a come fosse il mondo di prima, che troppo presto abbiamo liquidato con un “Goodbye Lenin” perché vaneggiavamo di una “Fine della Storia”, e a quale acceleratore della Storia – che non ha mai fine, che certo non produce esiti uniformi – sia stato.
Solo dopo più di 30 anni cominciamo a capire la portata di quegli eventi. La caduta del Muro dischiude il mondo globale con le sue infinite contraddizioni e problematicità. Apre le porte al nuovo dinamismo di Berlino (che per tanti motivi non sarebbe da prendere a modello) che sarà – ahinoi – la cifra di codesta Europa. Segna l’inizio della perdita di centralità geopolitica dell’Italia partendo dalla dismissione della classe politica che aveva orientato una sua rinascita dopo gli orrori della guerra nella quale ci aveva risucchiato la dittatura.