Il Tazebao – Qualora ce ne fosse davvero bisogno (e chi analizza la situazione sine ira et studio, per non parlare di chi è o ha conoscenze direttamente sul campo), la falsità della tregua nella Striscia di Gaza si è nuovamente rivelata in tutta la sua ipocrisia: ieri ben 465 coloni sionisti hanno attaccato direttamente il luogo sacro per eccellenza dei palestinesi, la Moschea di Al-Aqsa, effettuando rituali e preghiere provocatori dal momento che agli ebrei è vietato effettuarne lì. Tali sfregi si sommano alle 259 aggressioni effettuate nel solo mese di ottobre in Cisgiordania contro i raccoglitori di olive, tra cui 44 assalti fisici, e stridono col rispetto del cessate il fuoco osservato invece da Hamas, impegnato proprio in queste ore nelle consegne dei cadaveri di soldati israeliani alla Croce Rossa. La prima reazione internazionale a questi aggiornamenti arriva dallo Yemen, dove il capo degli Ansarallah, Abdulmalek al-Houthi, criticando il resto del mondo arabo per non aver «resistito con sufficiente fermezza» a Israele, ha annunciato nuove fasi di scontro tra i due Paesi, avvertendo che «la nostra regione non potrà godere di stabilità, sicurezza o pace finché il nemico israeliano occuperà la Palestina e perseguirà il suo programma sionista contro di noi in quanto nazione musulmana», accusando anche gli Stati Uniti di complicità con lo Stato ebraico nelle violazioni del cessate il fuoco in Palestina. L’Iran, per parte sua, continua ad annunciare prontezza alla prossima guerra con Israele, forte dei suoi nuovi missili Qassem Basir (1.400 km di gittata) e avvisando che quelli di giugno «non sono stati neanche i più potenti» e che adesso, scoperti «i punti deboli» di entrambi, è pronta a infliggere ancora più danni e perdite a Tel Aviv. Con la progressiva riattivazione di Hezbollah, è del tutto palese che il Medio Oriente è lontano, lontanissimo dal raggiungere anche solo una tregua duratura, per non parlare della pace. (JC)




