Il Tazebao – Lo Yemen come la Siria? Un altro conflitto in pausa vede improvvisamente nuovi sviluppi: da quattro giorni, nel primo anniversario dell’Operazione Deterrenza d’Aggressione con cui Hayat Tahrir al-Sham abbatté il governo baathista siriano, si sono registrati sommovimenti in Yemen, nell’area controllata dalle forze d’opposizione agli Ansarallah. Il 30 novembre il comando saudita aveva innalzato lo stato d’allerta nel Governatorato di Hadhramaut, la provincia più estesa del Paese, situata nella sua parte orientale. Ne sono seguiti scontri a fuoco con il Consiglio di Transizione Meridionale, composto da una serie eterogenea di organismi e tribù sotto l’egida degli Emirati Arabi Uniti, accusati di voler lanciare un attacco contro i pozzi petroliferi della zona, sotto controllo saudita. Ieri le truppe filo-emiratine hanno catturato la città di Seiyun, nella quale proseguono gli scontri, annunciando trionfanti che «sono stati rimossi i polmoni con cui i Fratelli Musulmani respirano» e che «il sud dello Yemen non sarà una fucina di terrorismo», accusando nel contempo l’alleanza filo-saudita deposta di «contrabbando in favore dei terroristi Houthi», cioè degli Ansarallah. Tale vittoria militare, confermata dai video sul campo, ha propiziato il lancio dell’Operazione Futuro Promettente, iniziata dalla simbolica sostituzione delle bandiere yemenite sugli uffici pubblici con quelle del Consiglio di Transizione stesso, che era poi il vessillo nazionale della Repubblica Democratica Popolare dello Yemen o Yemen del Sud, esistito come Stato socialista dal 1967 al 1990. Pare comunque che una delegazione saudita si sia recata proprio a Hadhramaut e vi abbia raggiunto un accordo con l’opposizione ivi presente. Tuttavia, le Forze d’Élite di Hadhrami, parte del consiglio filo-emiratino, hanno conquistato anche la città di Al-Ghaydah nel governatorato estremo-orientale di Al-Mahrah e Al-Abr ancora ad Hadhramaut, giungendo ai confini omanita e saudita oltreché con le aree controllate dagli Ansarallah. Silenti, al momento, questi ultimi, non coinvolti nel conflitto poiché assenti nelle zone teatro di questi ultimi scontri. (JC)




