Il Tazebao – Tempismo perfetto, come sempre quando ci vanno di mezzo azioni palesemente premeditate. Alla vigilia del 24° anniversario della strage delle Torri Gemelle, una morte indotta e non meno “di peso” ha scosso nuovamente gli Stati Uniti: il noto attivista e influencer trumpista Charles Kirk è stato ucciso nel classico stile americano, con una pistolettata al collo durante un evento pubblico, da lui presieduto, del suo think tank Turning Point USA. I macabri video girati in diretta, per tutt’altro motivo, da alcuni degli astanti, ben poco hanno fatto sperare in un suo recupero, dato il punto sensibile colpito e il quantitativo di sangue che da subito ha iniziato a fuoriuscirvi a fiotti. Altre immagini girate, prima dell’evento, hanno ritratto indistinti personaggi aggirarsi sul tetto della sua postazione (come già a Butler, Pennsylvania, il 13 luglio 2024); si dice che l’assassino prontamente individuato sia in realtà la persona sbagliata e che quello vero sia ancora in circolazione. Un nuovo omicidio politico, dunque, dopo quello, passato però in sordina, della parlamentare dem del Minnesota Melissa Hortman, uccisa verosimilmente da un antiabortista tre mesi quasi esatti fa, il 14 giugno a Brooklyn Park. Messaggi di condoglianze sono arrivati non solo dai circoli repubblicani degli Stati Uniti, ma anche dalla Russia, nella persona del filosofo nazionalista Alexander Dugin, mentre l’ex presidente Dmitrij Medvedev ha colto la palla al balzo per esortare il movimento di Trump a smettere di sostenere l’Ucraina, citando anche il tentato omicidio del presidente slovacco Robert Fico l’anno scorso. Solidarietà anche da Israele, di cui Kirk era ardente sostenitore, perlomeno finché da qualche parte è emerso il retroscena di una sua «riflessione critica» circa questa sua posizione nello specifico: è stato ritirato fuori un breve spezzone di una delle sue ultime comparsate mediatiche in cui asseriva di avere «meno libertà di criticare il governo israeliano su Internet rispetto agli stessi israeliani…e questo è strano». Difficile, comunque, che il movente del suo omicidio risieda nelle sue posizioni geopolitiche, anche perché, se bastasse “iniziare (forse) una revisione critica del proprio sostegno a Israele” per venire uccisi pubblicamente, non esisterebbe più nessun personaggio filopalestinese o quantomeno antisionista nella sfera pubblica. Sull’Ucraina, infine, egli era, come in ogni altra politica e linea direttiva, completamente allineato alla visione di Trump, che non ha mai fatto mistero del suo scetticismo verso Kiev. Probabile, quindi, un regolamento di conti interno allo stesso MAGA. Se verosimile e con quali risvolti, è presto per dirlo. Quel che è certo è che, a proposito di Ucraina, si è già dimenticata la vicenda della giovane Iryna Zaruska, uccisa in metropolitana da un afroamericano con un palese movente razziale («L’ho presa la bianca, l’ho presa!», gridava) nell’indifferenza totale degli altri passeggeri, anch’essi afroamericani. (JC)

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