Troppa TRIPP: Armenia e Azerbaigian firmano il trattato sul Corridoio di Zangezur sotto gli auspici di Trump. Ma quali le vere implicazioni? Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Dopo quattro guerre in poco più di venticinque anni nel Nagorno-Karabakh (1994, 2016, 2020 e 2023) e la decisiva vittoria azera nelle ultime due, Armenia e Azerbaigian hanno firmato, sotto l’egida di Donald Trump, il trattato che istituisce la TRIPP, Trump Route for International Peace and Prosperity. Il netto vantaggio garantito alle aziende americane nello sfruttamento delle risorse in quel tratto, che collega il Caucaso all’Asia centrale, ha dato la stura a una serie di ipotesi più o meno azzardate, dalla sua cessione totale all’Azerbaigian all’«accerchiamento di Russia e Iran». Seppure in quest’ultimo caso la reazione assertiva di Teheran e l’allarme lanciato da alcune fonti militari russe più nazionaliste abbia dato credito soprattutto a quest’ultima tesi, vale la pena notare come in realtà la zona, denominata Syunik in armeno e sotto la sovranità di Yerevan, non è minimamente in discussione e la creazione di una rotta di trasporto in loco faceva già parte del trattato concluso al termine della guerra del Nagorno-Karabakh nel 2020 e mediato dalla Russia stessa, la cui società Yukzhd, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, controlla peraltro l’intera rete ferroviaria armena. Da qui la reazione contenuta e le congratulazioni da Mosca per l’accordo. Da parte americana, inoltre, non giunge nessuna garanzia di sicurezza né alcuno schieramento di truppe, ma solo l’esplicitazione di vari interessi economico-commerciali. Lo stesso trattato sancisce questo stato di cose, in specie all’art. 7 per il quale «le parti non schiereranno lungo i confini comuni forze armate di terze parti». Il presidente armeno Pashinyan ha spiegato che il transito sarà infatti gestito da un consorzio di ditte armene e americane che verrà registrato in Armenia, senza alcun corridoio né cessione di sovranità, il che ha contribuito a tranquillizzare Teheran, ove si recherà la prossima settimana il ministro degli Esteri armeno. La telefonata tra Pashinyan e Putin, in cui entrambi si sono aggiornati circa lo stato delle trattative in cui i rispettivi Paesi sono coinvolti (Azerbaigian, appunto, e Ucraina), parrebbe esser riuscita a dipanare gli ultimi dubbi. (JC)

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