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Tra tensioni che si rinnovano e carneficine che proseguono: il “piano della vittoria” di Zelensky e l’infatuazione nucleare di Kiev. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Sono settimane particolarmente tese quelle che stiamo vivendo, e che confermano che l’incubo della guerra mondiale è sempre più palpabile: tra la detonazione dei confini tra le due Coree, che fa seguito a varie infiltrazioni di droni da sud sul territorio della RPDC e che testimonia, tra le tante cose, la prontezza di Pyongyang a una guerra totale contro Seul, e l’omicidio, sempre con droni, del nuovo leader di Hamas Yahya Sinwar in combattimento a Rafah da parte degli israeliani (Netanyahu avrebbe firmato ieri una lista di obiettivi da colpire in Iran come ritorsione per la rappresaglia del 1° ottobre), in Europa Kiev cerca di far soffiare il vento del “piano della vittoria” di Volodymyr Zelensky. Composto di otto punti, di cui però sono noti solo i primi cinque (immediato invito all’Ucraina nella NATO, revoca delle restrizioni sull’uso delle armi occidentali contro il territorio russo internazionalmente riconosciuto, prosecuzione delle incursioni al suo interno e schieramento di un “pacchetto di deterrenza onnicomprensivo strategico non nucleare” su suolo ucraino), esso ha piuttosto confermato e rafforzato il parere negativo di Orban e Fico rispetto alla prospettiva di entrata di Kiev nell’Alleanza Atlantica, consci che ciò porterebbe dritto alla terza guerra mondiale. Gli altri tre punti del piano, infatti, condivisi solo con i “partner designati” di Kiev, riguarderebbero, a detta del principale consigliere di Zelensky, Mihaylo Podolyak, i bersagli indicati dall’Ucraina per gli attacchi sul suolo russo e una lista di armi richieste. Nella conferenza stampa al Consiglio Europeo, Zelensky ha fatto un passo oltre, ponendo come alternativa all’ingresso nella NATO la trasformazione dell’Ucraina in uno Stato nucleare, esprimendo nuovamente (come nel febbraio 2022 alla Conferenza di Monaco) rammarico per aver rinunciato alle atomiche ivi schierate ai tempi dell’URSS con la firma del Memorandum di Budapest del 1994. Secondo la Bild, che cita un funzionario ucraino anonimo ma smentito dal consigliere presidenziale Dmitry Litvin, parrebbe addirittura che la capacità di costruirne richiederebbe a Kiev solo “poche settimane”, e che la volontà di “andare per il nucleare” si fosse già palesata, nei circoli governativi ucraini, già mesi fa. (JC)

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