Tra Israele e Romania: in morte di “democrazie” mai nate. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Non poche volte nella storia si sono incrociati i destini di Israele e Romania. Dalla sua nascita, le vicende del primo hanno sempre in qualche modo influenzato quelle della seconda: dall’epurazione di Ana Pauker dal Partito Comunista Romeno nel 1948 al ruolo di mediatrice che la Romania di Ceauşescu ebbe nella guerra dello Yom Kippur, che la portò a essere l’unico Paese del Patto di Varsavia a non rompere i rapporti con lo Stato ebraico. Oggi, con al centro le vicende mediorientali e nel giorno che peraltro segna il primo anniversario dalla morte del presidente e del ministro degli Esteri iraniani, Ebrahim Raisi e Hossein Amir-Abdollahian, sia Tel Aviv che Bucarest assistono allo sfacelo del modello liberale per come ci è stato propinato fino ad oggi: Israele, la cosiddetta “unica democrazia del Medio Oriente”, ha lanciato l’Operazione Spade di Gedeone con nuovi bombardamenti a tappeto su Gaza e Khan Yunis, con piccoli avanzamenti registrati sul campo in direzione di Atatra, Tal Sultan e Deir al-Balah. L’obiettivo, manco a dirlo, è la «completa dissoluzione di Hamas», cui era stato addirittura dato un ultimatum per la mezzanotte affinché si sciogliesse da solo. “Invito” ovviamente rimandato al mittente, con le formazioni militari palestinesi che continuano ad attaccare mezzi e uomini di Israele, imponendo perdite anche pesanti. In Romania, invece, una situazione altrettanto caotica (fortunatamente, almeno per ora, senza bombe) vede ribaltarsi cinque mesi di sondaggi e previsioni con la vittoria del sindaco di Bucarest, Nicuşor Dan, che ha sconfitto George Simion in una tornata piena di contestazioni e ingerenze straniere. Rilevato a livello internazionale il ruolo della Francia, che ha chiesto a Pavel Durov di oscurare i canali Telegram di Simion, ma anche di brogli in cui addirittura si sono fatti giungere cittadini romeni in Moldavia facendoli votare due volte, una in Moldavia e una in Romania. Da non trascurare l’ingovernabilità che si impadronirà del Portogallo: vince il centro-destra, ma senza maggioranza assoluta. La tanto temuta Chega! avrà invece gli stessi seggi del grande sconfitto, il Partito Socialista, il che renderà molto difficile trovare un accordo. In Polonia, invece, l’europeista Trzaskowski (in vantaggio) e il trumpiano Nawrocki andranno al ballottaggio, previsto per il 1° giugno. (JC)

 

 

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