Il Tazebao – La stampa internazionale di questi ultimi giorni è febbrilmente saturata di lunghi piani di pace, come in una gara tra Washington e Bruxelles per uscire meno malconci dal conflitto ucraino. Galvanizzati dal loro percepito “successo” in Medio Oriente (il virgolettato è d’obbligo: Israele fabbrica falsi ritiri di Hamas dal cessate il fuoco e continua a bombardare il Libano, non più solo il sud ma adesso, dopo mesi, addirittura la stessa Beirut), gli americani hanno proclamato urbi et orbi 28 punti sui quali impostare la pace tra Russia e Ucraina. Ventotto punti invero riflettenti quasi tutti le richieste russe, ma difficilmente accettabili da quest’ultima per quanto riguarda le concessioni territoriali: si prevede un “congelamento” della linea del fronte a Zaporozhie e Kherson per il ritiro totale delle truppe ucraine dalle RP di Lugansk e Donetsk, ma anche nella prima i russi stanno avanzando, e a velocità relativamente sostenuta, oltre al fatto che tutte e quattro le regioni fanno giuridicamente parte della Federazione Russa a pari titolo. Risponde l’Unione Europea, malcelatamente scontenta, con 24 punti in cui pare piuttosto dettare le condizioni di resa alla Russia per salvare l’Ucraina. Perlomeno, questa è la prima versione, fatta trapelare dal Telegraph. Quella diffusa in un secondo momento dalla Reuters è invece assai più moderata e in linea con l’idea statunitense, ma molto lontana da essa nei punti fondamentali, come le riparazioni da far pagare, secondo loro, a Mosca, anche coi fondi congelati. Al di là dell’Atlantico il Segretario di Stato Marco Rubio ha in un primo momento affermato che i 28 punti sarebbero in realtà opera del governo russo, salvo poi smentirsi prontamente e riconfermarne la paternità a stelle e strisce. Dal Cremlino affermano in pratica di non saperne niente e che la proposta americana non gli è pervenuta, perlomeno tramite i canali diplomatici ufficiali. Putin è poi intervenuto sul tema, nel contesto di un discorso più ampio, affermando che un progetto così strutturato potrebbe servire da base per futuri colloqui volti a porre fine all’operazione militare speciale, ma che nel frattempo l’andamento di quest’ultima è «più che soddisfacente» per Mosca: al Presidente russo è stata infatti riportata la riconquista completa della città di Kupyansk nella regione di Kharkov (affermazione invero contestata da alcuni analisti militari russi per mancanza di filmati a conferma, che però riconoscono ulteriori avanzamenti nella città) e il rientro a Krasnyj Liman nella RP di Donetsk, località entrambe abbandonate con una feroce resistenza nell’autunno di tre anni fa; registrati altresì gli ingressi delle forze russe nelle città di Seversk nel Donetsk e Orekhov e Guliajpole nell’oblast’ di Zaporozhie, mentre sono sotto controllo il 70% di Volchansk nella regione di Kharkov ed è quasi completata la liberazione di Pokrovsk nella RPD, con annesso accerchiamento completo della vicina città di Mirnograd. Ovvie le difficoltà di Zelensky, tradito da nuovi scandali di corruzione e dalla fuga all’estero di altri due funzionari di alto rango: Sergej Pushkar (membro della Commissione Nazionale per le Tariffe) e Svetlana Grinchuk (ex ministro dell’Energia). Non è da escludere che di questo passo il conflitto ucraino possa finire già l’anno prossimo. L’esito, tuttavia, non sarà affatto felice per il popolo dell’ex repubblica sovietica e men che meno per il suo già da tempo legalmente decaduto governo. (JC)




