Il Tazebao – A cinquant’anni esatti dalla Marcia Verde (6 novembre 1975), con cui il Sahara Occidentale proclamò la sua indipendenza a seguito della fine della dominazione coloniale del cosiddetto Sahara Spagnolo, la questione delle mire di Rabat su questa striscia di territorio al confine con Algeria e Mauritania, storici sostenitori del Fronte Polisario, torna alla ribalta con l’approvazione, da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, del piano marocchino per la risoluzione del conflitto, attualmente sottotraccia. Un’approvazione viziata dalla mancanza di consenso, con Pakistan, Russia e Cina che hanno fatto mancare il loro appoggio e l’Algeria neanche presentatasi alla votazione, e che tiene conto delle “contraddizioni” delle proposte del regno hashemita, che mirano in ultima analisi ad annettersi il territorio indipendentista. La risoluzione, proposta in realtà dagli Stati Uniti, rinnova per un altro anno il mandato tecnico della Missione ONU per il Referendum in Sahara Occidentale, il quale referendum dovrebbe favorire una mediazione in stile “uno Stato, due popoli”, con un Sahara Occidentale autonomo ma sotto la sovranità marocchina. La Repubblica Sahrawi, però, rifiuta questa alternativa al suo storico obiettivo dell’indipendenza, riconosciuta peraltro da 84 Paesi (tra cui Algeria, Cuba, Vietnam, Iran, Corea del Nord, Messico, Venezuela, Nicaragua, Nigeria, Sudafrica, Angola, Mozambico e altri Paesi che vi hanno rotto o ripristinato più volte, negli anni, le relazioni diplomatiche: in Europa Serbia e Albania, i cui governi successivi hanno capovolto i riconoscimenti ufficializzati, ai tempi, da Tito ed Enver Hoxha), membro dell’Unione Africana, della Lega Araba e dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica. Da notare anche uno storico gemellaggio della città di Bir Lehlu con Prato, Montevarchi e altri cinque comuni toscani: Campi Bisenzio, Monteroni d’Arbia, Montemurlo, San Piero a Sieve e Capraia e Limite. Segno che anche noi, se volessimo, potremmo fare la nostra parte. (JC)




