Tokyo sempre più vicina a Taipei. Avvertenze anche per i cittadini in viaggio tra Cina e Giappone. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Continuano a inasprirsi le tensioni tra Cina e Giappone, già acuitesi con l’insediamento della Primo ministro Sanae Takaichi, malcelatamente filo-taiwanese. Uno dei suoi primi incontri è stato infatti con alcuni funzionari della ex Formosa, cui è stato dato ampio risalto a mezzo social, a margine del vertice dell’APEC, seguito dal conferimento del prestigioso Ordine del Sol Levante all’ex rappresentante taiwanese in Giappone Frank Hsieh, fautore dell’indipendenza ufficiale dell’isola, e da una lettera autografa inviata dalla stessa Takaichi al governo di Taipei tramite la delegazione parlamentare nipponica presente in loco, il tutto definendo Taiwan una «cara amica» del Giappone. Non hanno certamente aiutato le dichiarazioni del presidente della prima, Lai Qingde, che ha minacciato Pechino affermando che un suo eventuale attacco all’isola «potrebbe giustificare l’invio di truppe giapponesi», mentre da Tokyo informano che si sta considerando l’apertura all’acquisto di armi nucleari con annesso emendamento della Costituzione. Per stemperare gli animi, è previsto per oggi l’arrivo nella capitale cinese di Maasaki Kanai, capo dell’Ufficio per gli Affari Asiatici e Oceanici del Ministero degli Esteri del Giappone, per un colloquio con la sua controparte della RPC. Neanche nell’isola secessionista, però, tali manovre anticinesi trovano molto sostegno: ieri oltre 30 organizzazioni, tra cui il Partito del Lavoro di Taiwan e il Forum per lo Sviluppo Pacifico attraverso lo Stretto, hanno pubblicato una dichiarazione congiunta di protesta contro le parole e gli atti della Takaichi e di netto rifiuto all’ipotesi che il popolo taiwanese diventi carne da cannone «per il militarismo giapponese». Intanto, le ambasciate di Cina e Giappone a Tokyo e a Pechino hanno emesso allarmanti avvertenze di viaggio per i propri cittadini che dovessero recarsi gli uni nell’altro: la Cina sconsiglia, il Giappone avvisa di «girare al largo» alla vista di «gruppi o singoli anche solo leggermente sospetti». Uno spettacolo non certo edificante, in chiusura dell’80° anno dalla vittoria della guerra antifascista, che avrebbe dovuto dischiudere un’era di nuova pace e amicizia tra le nazioni. (JC)

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