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Premessa: queste considerazioni in libertà fatte in un torrido agosto – in estate fa caldo – vanno prese molto seriamente.

Giovanni e Lorenzo, il primo s’è inventato il Socit tre anni fa, mentre Il Tazebao, ispirato al manifesto demandarinizzato, compirà quattro anni a novembre. Sono passati già quattro anni dalla clausura sanitaria, le nostre società sperimentano un nuovo metodo di controllo, si è aperto un nuovo filone nello scontro tra Terra e Mare, al quale invitiamo, una volta di più, a guardare con cautela, sine ira et studio. C’è chi non c’è più, chi non ha capito, chi proprio non vuole, altri si sono organizzati. E sanno che bisogna andare avanti così. Questo è, almeno in parte, ciò che si sono detti.

Giovanni Amicarella (Socit-Socialismo Italico): “Certe volte mi domando che ne sarà delle altre formazioni, soprattutto a fronte degli ultimi colpi di scena, nemmeno troppo imprevedibili per gli osservatori attenti, in ambito economico e geopolitico. Penso al crollo della borsa che, di solito, prelude a ulteriori cicli di distruzione della ricchezza, con il crollo delle classi medie, da sempre pilastro del nostro sistema. Se non si guarda la realtà si rischia di perdere il treno con la storia”.

Giovanni Amicarella, Artverkaro Edizioni (Foto di Jacopo Canè)

Lorenzo Somigli (Il Tazebao): “Le altre realtà? Guarda, ridi e passa. È meglio. I volenterosi, e i capaci, verranno, mentre quelle organizzazioni disorganizzate finiranno come quei parenti morti che i nipotini senz’arte né parte dichiarano ancora in vita per avere la loro pensione. Solo che qui non ci sono né la pensione né l’appartamento di nonna per farci l’ambito b&b. Non è più il tempo dei capi di sé stessi”.

Lorenzo Somigli, Il Tazebao (Foto di Jacopo Canè)

GA: “Essere arrivati fin qui compatti – i capi di sé stessi non si mettono d’accordo nemmeno con sé stessi – è già un traguardo, in effetti, e i primi risultati si vedono. Certo, c’è molto da fare e mi sento pronto per distribuire compiti, per delegare, per sviluppare quella struttura di cui un’organizzazione politica socialista, in consolidamento, ha bisogno, soprattutto per riconoscere l’impegno di chi ha collaborato fino ad ora. Coerentemente, senza sgomitare, mettendosi al servizio del noi senza rinunciare a portare un contributo originale (ecco una rassegna dei migliori manifesti Socit). Ho in mente molte cose, anche per i nuovi entrati dalle altre dis-organizzazioni”.

«Esiste il nichilismo passivo, quello di accettare con passività, e il nichilismo attivo, che è la volontà di potenza nietzschiana. La situazione oggi è critica: c’è un collasso economico in arrivo, una terza guerra mondiale, pare, alle porte e tanti giovani lo hanno capito. Il problema sta nel rifugiarsi in espressioni ideologiche che hanno fallito nel passato, quando ciò che bisognerebbe fare è unirsi dietro a un’idea comune che sia innovativa senza perdersi in sofismi e miraggi. Affinché questa concettualizzazione nasca e si sviluppi del tutto, serve una minoranza formata, ovvero un’avanguardia». Giovanni Amicarella nel corso di un’intervista a Come Don Chisciotte (23 luglio 2024).

LS: “Dovete esserne orgogliosi. C’è chi in tre anni non è stato capace di produrre nulla, anzi è sempre lì che si avvita sullo stesso punto, per esempio sulla critica alla gestione pandemica senza vedere i dati di fondo. E poi molti di questi hanno fallito l’occasione delle proteste contro il green pass, impostando il tutto come manifestazioni per ‘farsi sentire’ – GKN ha fatto scuola e mietuto vittime -, che nessuno stava a sentire, nemmeno quando martellavano le pentole della solita nonna. Non è il tempo dei capi senza esercito né della disorganizzazione. È tempo di investire, di costruire. In tutta la politica c’è una parabola, una parabola che inizia a farci vedere qualcosa oggi, a differenza di altri, e che entro i 5 anni, se ci saranno i giusti passi, deve necessariamente dare qualcosa ed entro i 10 anni concludere, evolversi”.

GA: “Forse anche prima…”

LS: “L’errore di molte organizzazioni ‘alternative’ è quello di attendere una fine messianica del sistema. Come se a loro, in quanto duri e puri, ma talmente puri da essere inascoltati, bastasse star fermi e raccogliere i frutti. Hai citato la borsa, va da sé che il sistema è avviato alla fine in un naturale ciclo di distruzione e tosatura; tuttavia, non basta la fine per cambiare le cose, anzi, essa può portare a ulteriori conseguenze indesiderate. Bisogna essere storici, nel senso di leggere il ciclo storico, e antistorici perché alla liquefazione della società si deve contrapporre un’organizzazione, politica e culturale”.

«Comprendere l’età contemporanea richiede uno sforzo analitico nuovo: proprio il potere ha lavorato per sterilizzare, anche con il politically correct, il pensiero critico. (…) Dalla pandemia c’è stata una poderosa accelerazione nei processi che condurranno a un nuovo ordine. Siamo sulla faglia della Storia. Quello di Lorenzo Somigli è un tentativo di capire le radici profonde dello scontro per l’egemonia e, al tempo stesso, di capire come questo scontro furibondo produca determinate strutture di potere che si fondano sull’uso del digitale quale mezzo di controllo e comando». Dall’articolo di Toscana libri su Il potere nel nostro tempo, edito da Artverkaro Edizioni.

GA: “È quello che ho in mente, anzi ti posso già annunciare che stiamo completando un direttivo”.

LS: “Un nucleo ben inquadrato, attivo, fedele ma senza esagerare. È giusto che, essendo giovani, possano completare un percorso di maturazione, sbagliando e migliorandosi, con una guida. Direi che ne servono almeno 20 così. In tempi ragionevoli”.

GA: “Sicuramente avere dei quadri in costruzione in questo fase è cruciale, alla fine gli ambiti su cui ci troviamo a lavorare noi, dal culturale all’effettivo ambiente lavorativo dei nostri iscritti, richiede una capacità d’azione e organizzazione che altrimenti risulterebbe difficile. L’alternativa sarebbe come fanno altri: parlare della cultura per sentito dire, parlare di lavoro facendo il classico “telegiornale rosso” in stile bollettino orario di muri di testo. Finendo come atomi solitari. Noi siamo socitari, anche su questo!”.

Questi alcuni interventi di Amicarella su Il Tazebao
  1. Tre rossobruni e mezzo. L’affondo di Giovanni Amicarella (SOCIT) sul fritto misto “alternativo”
  2. Cari socialisti (o presunti tali), di chi è la colpa delle vostre emorragie? Amicarella inchioda i “movimenti” ante-Socit
  3. Dalla scissione dell’atomo a quello che si crede Napoleone. Amicarella ne ha per tutti (e ha ragione)

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