Il Tazebao – La quarta visita del presidente russo Vladimir Putin a Nuova Delhi (dopo quelle del 2016, 2018 e 2021) e soprattutto la prima dall’escalation del conflitto ucraino nel febbraio 2022, aggiunge un ulteriore tassello al mondo ormai sostanzialmente multipolare per come cementatosi dopo Tianjin. Tra giovedì 4 e venerdì 5, infatti, Putin e il Primo ministro indiano Narendra Modi hanno firmato una serie di trattati volti a elevare il commercio bilaterale a un valore di scambio di 100 miliardi di dollari entro il 2030: infrastrutture, energia, sanità, agricoltura, scambi culturali e telecomunicazioni i settori principali in cui si rafforzerà il partenariato economico tra Russia e India, come anticipato da Putin stesso in una lunga intervista a India Today. Degno di nota il fatto che Mosca ha assicurato «ininterrotte forniture di energia» a Nuova Delhi e che nella regione di Kaluga verrà aperto uno stabilimento farmaceutico russo-indiano, mentre nel colloquio con le giornaliste Geeta Mohan e Anjana Om Kashyap nella Sala di Caterina al Cremlino è stato affrontato un gran numero di temi geopolitici, dall’Ucraina a Gaza passando per l’Afghanistan dei talebani, di recente ufficialmente riconosciuto dal governo indiano. Ha rivelato che, non recandosi egli stesso più ai vertici del G8 dal 2012, non ha alcun interesse a che la Russia torni a farne parte (come proposto nel piano di pace di Trump), e ha rispedito al mittente le accuse di «voler restaurare l’URSS», spiegando come ciò, anche solo a considerare la composizione nazionale e religiosa della Federazione Russa, sarebbe «impossibile». In occasione del vertice, ha presenziato all’inaugurazione del canale televisivo di RT India, pronunciando un «Vperiod!» (“Avanti!”) che certamente contribuirà a ulteriori cambiamenti nel panorama mediatico globale e nel peso delle rispettive narrazioni. (JC)
