Primavera Himalayana o Kath-maidan? Nepal in fiamme: tentativo di seminare caos tra Cina e India? Tazebao del giorno

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Il Tazebao – È passata appena una settimana dal suo ritorno dal vertice di Tianjin, che il Primo ministro del Nepal, Sharma Oli, si trova a fronteggiare una mobilitazione di massa dai contorni quasi “romeni” (o da Maidan). Proteste iniziate ufficialmente «contro la corruzione del governo» e nominalmente istigate, pare, dal sindaco di Kathmandu (noto rapper), le proteste vedono protagoniste la cosiddetta Generazione Z che, perlomeno quanto a violenza, non si distingue dalle precedenti. Arrivano infatti, dalla capitale nepalese, immagini di incendi appiccati agli edifici pubblici e alle case dei politici (la moglie dello stesso Oli sarebbe morta proprio tra le fiamme in casa sua), documenti bruciati e pestaggi ai danni dei ministri degli Esteri e delle Finanze. Contrastanti invece le voci sulle sorti del governo: larga parte della stampa lo dà già per caduto, Oli si sarebbe già dimesso ma da India Today informano che l’ufficio presidenziale avrebbe smentito. Sembrano comunque contati i giorni della variopinta compagine uscita dalle elezioni del 2022: i socialdemocratici del Congresso Nepalese e i comunisti del PC marxista-leninista unificato sono ciascuno messi alla prova dei fatti, già indeboliti da problemi oggettivamente esistenti e da significative defezioni nel corso degli anni (come quella, importante, dei maoisti già alla testa della rivoluzione repubblicana del 2006). Ma lo è anche per Cina e India, tra le quali il Paese, di indirizzo tradizionalmente filocinese ma anche filoindiano con l’ultimo governo, è incastonato. (JC)

(In copertina: Unsplash)

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