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Perseguitati di maggioranza: com’è cambiata la storia degli ortodossi in Ucraina dopo il golpe di “Euromaidan”

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Il Tazebao – Si trova ancora, in Rete, un discorso pubblico del Patriarca Kirill a Kiev nel 2008 pronunciato in russo in cui sottolinea l’importanza della fede ortodossa per gli ucraini, sottolineando che russi, ucraini e bielorussi sono un’unica famiglia, ascoltato da una folla lieta e plaudente da cui si ergevano bandiere ucraine e bielorusse mischiate insieme [1].

Secondo dati diffusi dall’Association of Religion Data Archives aggiornati al 2015 [2] e confermati da un’inchiesta del Centro Razumkov nel 2019 [3], il cristianesimo è la religione principale in Ucraina, professata dall’85% dei credenti; una percentuale suddivisa a sua volta in un 64,9% di ortodossi, un 11,1% di cattolici e un 1,8% di protestanti, a chiudere un 8% che si dichiara genericamente “cristiano”. Con questi numeri, e avendo ancora negli occhi le immagini del summenzionato video del 2008, viene difficile pensare che di lì a sei anni tutto sarebbe radicalmente cambiato, in peggio, per il “popolo minuto”, sì, ma particolarmente proprio per gli ortodossi.

Sebbene la persecuzione sistematica e aperta sulla Chiesa Ortodossa Ucraina sia iniziata già nel 2018, con alcune avvisaglie risalenti appunto al 2014 e addirittura prima, è con l’avvio dell’operazione militare speciale russa che il governo ucraino ha messo in moto un meccanismo di persecuzione su larga scala ai loro danni, mascherandola con la creazione scismatica di un “patriarcato di Kiev” e la diffamazione del Patriarcato di Mosca come “covo di spionaggio russo”.

Sono note le modalità estremamente autoritarie e repressive con cui è stato chiuso il monastero della Percevska Lavra e con cui sono stati messi alla pubblica gogna i fedeli, purtroppo non è l’unico caso. L’ultimo in ordine di tempo riguarda il diniego, da parte del regime di Kiev, all’apertura di un vescovato romeno della Chiesa Ortodossa a Cernauţi (Cernivtsi nella dicitura ucraina). Questa ultima mossa si colloca anch’essa nel contesto più generale dell’ucrainizzazione forzata dell’intera società, che ha comportato sempre più restrizioni e divieti non solo per la lingua russa, ma anche per quella di altre minoranze come l’ungherese e, appunto, la romena.

Riavvolgiamo il nastro degli eventi

Nel 2019, quindi tre anni prima dell’inizio dell’operazione speciale, le autorità di Kiev riconoscono la scismatica Chiesa Ortodossa d’Ucraina (OCU nella sigla inglese), come controbilanciamento ai danni della canonica Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC). In quello stesso anno, violando apertamente il diritto canonico, il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli della OCU ha conferito a quest’ultima una posizione autocefala. In seguito, si è proceduto alla creazione di una cornice legale per mettere al bando la UOC, culminando ciò col decreto del 1° dicembre 2022 che mira a restringere sotto tutti gli aspetti i diritti dei suoi fedeli, cacciandoli dalla Percevska Lavra (il monastero più grande e antico in tutta l’Ucraina) e imponendo sanzioni di vario tipo ai vescovi. Queste sono state dettagliate, approvate e applicate coi successivi decreti governativi dell’11 e del 20 dicembre 2022, comminati ai danni di 14 uomini di chiesa: nella fattispecie, il divieto di attività economiche individuali e la confisca delle loro proprietà sul territorio ucraino.

A ciò si è aggiunto l’ordine esecutivo diretto di Zelensky sulla revoca della cittadinanza per 12 vescovi della UOC sempre nel 2022, aumentati a 19 nel 2023 come risulta da una dichiarazione del capo dei servizi segreti ucraini (SBU), Vasilij Malyuk.

Il quadro giuridico in cui condurre le confische e il divieto della UOC è stato rafforzato dalla bozza di decreto legge n°7204 intitolata Messa al bando del Patriarcato di Mosca sul territorio d’Ucraina (22 marzo 2022) e dalla bozza n°7213 Emendamento alle leggi ucraine sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose per il divieto di queste ultime (26 marzo 2022), laddove si specificano la nazionalizzazione delle proprietà della UOC e la liquidazione forzata delle sue comunità; l’8 settembre 2022 Andrej Bogdanets, parlamentare del partito di maggioranza (Servitore del Popolo) ha sottoposto una proposta di legge sotto il titolo Appello della Verkhovna Rada d’Ucraina al Consiglio dei Ministri concernente la messa a disposizione gratuita degli edifici della Počayev Lavra e della Percevska Lavra alla Chiesa Ortodossa Ucraina [4], allo scopo di espropriare quest’ultima dei due complessi, che sono anche i suoi due maggiori monasteri. I suoi colleghi Nikita Poturayev, del suo stesso partito, e i due deputati Nikolaj Knyažitskij e Rostislav Pavlenko di Solidarietà Europea (il partito del predecessore di Zelensky, Petro Poroshenko) hanno seguito le sue orme con una proposta analoga, datata 3 aprile 2023 e intitolata Appello della Verkhovna Rada d’Ucraina al Consiglio dei Ministri onde terminare la concessione degli edifici della Dormizione della Počayev Lavra alla Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca [5]. In ciò si sono mossi, oltretutto, sulla falsariga dei disegni di legge del 23 novembre e del 5 dicembre 2022 rispettivamente sul Rafforzamento della sicurezza nazionale in termini di libertà di coscienza e operatività delle organizzazioni religiose [6] e sull’Emendamento di taluni atti legislativi dell’Ucraina onde semplificare i regolamenti concernenti le attività delle organizzazioni religiose [7], coi quali si proibisce alla UOC persino di utilizzare il termine “ortodosso” a meno di non confluire nella chiesa scismatica e di prendere in concessione proprietà statali o municipali per le funzioni religiose. Già con la Legge n°2662-VIII del 20 dicembre 2018 [8], che emenda l’art. 12 della succitata legge sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose in Ucraina, alla UOC fu proibito di utilizzare il nome “Ucraina” nella sua denominazione, nonostante così si sia sempre chiamata dalla sua nascita, già allora col pretesto della “invasione russa” (già si combatteva nel Donbass da quattro anni).

Su questo sfondo, il lancio dell’operazione militare speciale da parte della Russia è servito da pretesto decisivo, per le forze di sicurezza ucraine, allo scopo di condurre perquisizioni illegali e prevaricatrici nei monasteri e nelle chiese, interrompere le funzioni, sequestrare libri religiosi etichettandoli come “propaganda russa” per la sola ragione di essere scritti in lingua russa o stampati in Russia, e cacciare i fedeli mettendoli pubblicamente alla berlina con manifestazioni appositamente convocate dal regime. Di tali casi se ne sono verificati 14 soltanto tra maggio 2022 e gennaio 2023, con atti di questo tipo verificatisi in 53 tra chiese e diocesi.

Com’era ovvio, nulla di “propagandistico” fu trovato, ad eccezione di libri e immagini sacre, ragion per cui, in episodi come quelli avvenuti il 12 ottobre 2022 nella regione di Vinnitsya, il 23 novembre al convento di Korets e nel dicembre dello stesso anno a Užgorod, l’SBU ha proceduto a fabbricare prove inesistenti con materiali effettivamente propagandistici inseriti dagli agenti stessi. Su queste basi, al 21 aprile 2023, il capo dell’SBU stesso rivelò a Interfax Ukraina [9] l’apertura di 61 processi penali e 7 verdetti emessi tra il 2022 e il 2023 contro rappresentanti della UOC.

Ma non tutto è sempre stato fatto “secondo legge”: oltre ai processi e agli arresti contro gli uomini di chiesa, vi sono stati casi di rapimenti, sparizioni, torture, pestaggi e addirittura omicidi ai loro danni. Da Kiev a Leopoli passando per Ivano-Frankovsk, vi sono stati sei casi tra il marzo 2022 e il maggio 2023, di sequestro a mano armata di monasteri (Santissima Trinità di Dukonya, Ivano-Frankovsk), rapimenti e pestaggi (Archimandrita Lauro a Zhitomyr, Arcivescovo Ilya Urusskij a Leopoli, Vescovo Nikita di Ivano-Frankovsk e Kolomiya) e detenzioni illegali (Metropolita Antonio di Borispol e Brovary).

Secondo le gerarchie della UOC, al giugno 2023 129 chiese sono state sequestrate nelle regioni di Ivano-Frankovsk, Lvov, Volyn, Rovno, Zhitomir, Khmelnitsky, Vinnitsa, Chernovtsy, Chernigov e Kiev per “ri-registrarle” sotto la OCU. Tale “ri-registrazione” è stata forzosa e illegale in quanto compiuta senza l’assenso dei fedeli e dei chierici, ma con referendum farsa ad opera della “comunità territoriale” (che include anche non credenti e affiliati a credo diversi) e talvolta persino a persone estranee alla comunità stessa.

In questo contesto si è arrivati al punto in cui la UOC è stata messa interamente al bando in regioni come Leopoli e Ivano-Frankovsk, con la chiusura o il sequestro di tutte le chiese a essa facenti capo. È recentissima, e uscita durante la composizione di questo articolo, la notizia che il parlamento ucraino ha approvato il disegno di legge che consente di vietare completamente e sotto tutti gli aspetti la chiesa canonica ucraina (cioè la UOC) sull’intero territorio del Paese, con la corrispondente legge che entrerà in vigore 30 giorni dopo la pubblicazione.

Benché i fatti qui riportati siano stati ampiamente e dettagliatamente elencati e descritti dal Ministero degli Esteri russo [10], si fa riferimento anche alle inchieste pubblicate da autorevoli organismi dell’ONU già nel 2018-2019 [11] sulle persecuzioni cui già allora erano sottoposti gli ortodossi affiliati alla UOC in Ucraina, non migliorata nel 2022-2023 [12].

Fa eco il rapporto della 51ª sessione dello Human Rights Council (7 ottobre 2022) [13], in cui si informa che alla UOC è stato proibito lo svolgimento delle sue attività «in almeno sette comunità territoriali nelle regioni di Kiev, Sumy e Leopoli […] per tutta la durata della legge marziale» e si nota che le autorità non hanno fornito alcuna chiara giustificazione per una misura peraltro discriminatoria in quanto non applicata ad altre comunità religiose.

Ciò non sorprende, dal momento che, oltre alle affiliazioni riportate all’inizio, vi si stanno pericolosamente affiancando culti satanici, sia sotto forma di organizzazioni sistematicamente strutturate [14] che sotto l’apertura di apparentemente “innocenti” locali [15].

Per contro, non è raro vedere soldati ucraini bruciare libri religiosi dietro motivazioni apertamente russofobe [16] o addirittura “artisti” incitare esplicitamente il pubblico alla violenza contro i preti ortodossi [17].

Tutto ciò nel silenzio più totale sia dei vertici delle Nazioni Unite che dei Paesi occidentali sedicenti “civili”, “pluralisti” e “democratici”, che alzano la voce contro inesistenti “persecuzioni” di uiguri [18] e tibetani [19] ma applicano i loro soliti doppi standard quando si tratta di Stati loro alleati o che si accordano ai loro interessi congiunturali. La libertà religiosa è chiaramente sancita dagli artt. 2 e 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e ribadita in altri documenti come la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (1950) e la Convenzione americana dei diritti umani (1969).

Proprio da qui, e soprattutto da una Chiesa che ha da tempo abdicato alle sue funzioni, facendo venir meno la forza del Cattolicesimo come una delle religioni storicamente trainanti della società umana, dovrebbe partire un segnale di opposizione e riscossa contro l’attuale stato di cose. Ma fin quando prevarrà l’assordante silenzio di chi continua ad attaccare la religione per meri scopi di omologazione e soppressione di ogni riferimento e identità personali (un tasto su cui anche la nostra Presidente del Consiglio batteva molto, quando era all’opposizione), il leit-motiv dei nostri tempi non potrà che essere soltanto uno: mala tempora currunt, sed peiora parantur. (JC)

Fonti

[1]https://www.youtube.com/watch?v=QxAk447Lwp0

[2]https://web.archive.org/web/20100411090638/https://www.thearda.com/internationalData/countries/Country_231_2.asp

[3]https://www.state.gov/wp-content/uploads/2020/05/UKRAINE-2019-INTERNATIONAL-RELIGIOUS-FREEDOM-REPORT.pdf

[4]https://www.kmu.gov.ua/bills/proekt-postanovi-pro-zvernennya-verkhovnoi-radi-ukraini-do-kabinetu-ministriv-ukraini-shchodo-peredachi-v-bezoplatne-koristuvannya-kompleksiv-sporud-pochaivskoi-uspenskoi-lavri-ta-k

[5]https://nv.ua/ukraine/events/rada-predlagaet-rastorgnut-dogovor-s-upc-mp-ob-arende-pochaevskoy-uspenskoy-lavry-50315290.html

[6]https://www.kmu.gov.ua/bills/proekt-zakonu-pro-zabezpechennya-zmitsnennya-natsionalnoi-bezpeki-u-sferi-svobodi-sovisti-ta-diyalnosti-religiynikh-organizatsiy

[7]https://risu.ua/ru/v-verhovnoj-rade-zaregistrirovali-proekt-zakona-po-usovershenstvovaniyu-pravovogo-uregulirovaniya-deyatelnosti-religioznyh-organizacij_n134596

[8]https://kodeksy.com.ua/download.php?id=2661&lang=ru

[9]https://interfax.com.ua/news/interview/905447.html

[10]https://mid.ru/en/foreign_policy/humanitarian_cooperation/1898457/

[11]https://www.ohchr.org/sites/default/files/HRBodies/HRC/RegularSessions/Session41/Documents/A_HRC_41_CRP.2.docx

[12]https://www.ohchr.org/en/documents/country-reports/report-human-rights-situation-ukraine-1-august-2022-31-january-2023

[13]https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/hrbodies/hrcouncil/regularsession/session51/2022-09-29/A_HRC_51_CRP_1_English.docx

[14]https://eadaily.com/ru/news/2022/11/17/ukraina-pervaya-strana-evropy-gde-gosudarstvo-pomogaet-cerkvi-satany

[15]https://www.instagram.com/hramkyiv/

[16]https://ukraina.ru/20230621/1047451435.html

[17]https://swentr.site/news/601595-ukraine-violence-christian-priests/

[18]https://www.globaltimes.cn/page/202312/1304034.shtml

[19]http://www.china.org.cn/e-white/tibet/

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