Il Tazebao – Riflettori puntati sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU di ieri dove si è votato il piano di pace in 20 punti proposto da Donald Trump per la Palestina. Con 13 voti a favore e 2 astensioni, quelle di Russia e Cina, la proposta è stata approvata. Giustificando il mancato esercizio del diritto di veto con motivazioni umanitarie (non dare il pretesto a Israele per riaprire le ostilità su vasta scala contro la Striscia di Gaza) e con l’appoggio dato al piano di pace da parte degli stessi Paesi arabi, Mosca e Pechino hanno rimandato la palla nel campo statunitense: hanno infatti evidenziato le molteplici criticità del progetto, che non include una specifica menzione della soluzione a due Stati e non indica tempistiche e modalità precise, ma ha dovuto includere clausole riguardanti i poteri dell’Autorità Nazionale Palestinese e il ritiro delle truppe israeliane dalle aree occupate, con l’impegno per lo Stato ebraico di non annettere la Palestina né costringerne all’esilio forzato gli abitanti. Netto, invece, il rifiuto da parte dei diretti interessati, ovvero Hamas (che, si specifica nel piano di pace, «non dovrà avere alcun ruolo, diretto o indiretto, nel governo della nuova Gaza») e l’Autorità Nazionale Palestinese stessa, la quale ha affermato che il futuro di Gaza lo potranno decidere solo e soltanto i palestinesi. Nel frattempo, continuano i bombardamenti israeliani sul sud del Libano, segno che ci sarà da tener conto anche del rispetto della propria parte d’impegni anche da Tel Aviv, e questa è decisamente la matassa più intricata da sbrogliare. (JC)




