Il Tazebao – Non serve certo essere fini analisti per rendersi conto della strategia statunitense in questo caso: Trump punta a risorse, idrocarburi soprattutto, e una profondità difensiva ulteriore da giocarsi con lo scacchiere contro la Russia. Canada e Groenlandia, infatti, in questo caso vanno guardate dall’alto del mappamondo più che sulla carta piana. A fare notizia, anche per un certo ambiente politico, è il delirante appoggio di Dugin all’iniziativa trumpiana in tal senso, seppur vi sia un importante discrimine da fare, che molti tuttavia non fanno, in merito all’ambito eurasiatista. Non è più Dugin il soggetto principale e non lo è da un bel po’, ed esso si è ramificato col tempo in varie connotazioni ideologiche, fino a includere persino quella socialista. Onde evitare tornare sul tema eurasiatismo e affini, di cui ho già avuto occasione di parlare in precedenti interviste, mi limito a soffermare la questione nel merito del distinguo necessario.
L’Italia si trova in difficoltà nel crearsi un proprio spazio non per mancanza di capacità, ma per l’aver a che fare con una classe dirigente e una politica extraparlamentare veramente fiacca. Da una parte, il rafforzamento del paese è contrario a diversi settori dell’alta finanza estera e non, ammanicata con una certa politica; dall’altra, fra “no borders” e “Europa nazione”, fra gente che pensa di risolvere le questioni internazionali appoggiando tacitamente lo schiavismo e gente che vive con il complesso di inferiorità per gli scandinavi o cinesi, la soluzione è solo e soltanto un’analisi ponderata senza edulcoranti. Quella che qualcuno definirebbe “età del ferro” è agli sgoccioli, che lo vogliano i larper o meno.