Il Tazebao – Analisti, addetti ai lavori e tanti amanti della pace ai quattro angoli del globo hanno vissuto ore tribolanti, notturne o diurne a seconda dei fusi orari, in attesa del discorso di Trump che avrebbe dovuto veder formulata la dichiarazione di guerra al Venezuela. Respinta previamente dalla Casa dei Rappresentanti, essa è stata depennata dalla lista di argomenti del POTUS, che invece si è concentrato solo sulla politica interna. Non per questo, però, le tensioni si affievoliscono: Caracas adesso chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza mentre istituisce scorte per le petroliere nelle sue acque territoriali, che continueranno a lavorare, e Maduro, a sua volta, denuncia a mezzo televisione l’obiettivo americano di instaurare un governo fantoccio in Venezuela. Stessa “maretta” si registra a Bruxelles, dove la riunione del Consiglio Europeo si è svolta in stato d’assedio con gli agricoltori (tra cui tanti toscani) a scontrarsi con la polizia: Ursula Von der Leyen, decisa a «non lasciare andar via nessuno» finché la questione dei finanziamenti all’Ucraina non sia risolta, ha fatto alfine approvare un prestito a tasso zero da 90 miliardi di euro per i prossimi due anni: Viktor Orbán ha espresso rammarico per il «denaro perso» dal momento che i suoi beneficiari non saranno mai in grado di restituirlo. Seppure Giorgia Meloni abbia fatto marcia indietro esaltando la «vittoria del buonsenso» (!), Budapest, Praga e Bratislava (l’aereo del presidente slovacco Robert Fico è stato danneggiato poco prima della sua partenza) si sono tirate fuori davvero determinando la cifra finale, inferiore di 50 miliardi alla proposta iniziale. L’Estonia, da parte sua, tenta di alzare la posta in gioco denunciando una presunta intrusione di tre guardacoste russi nelle sue acque territoriali al largo del fiume Narva, Mosca replica che in caso di detrazioni dai suoi fondi congelati risponderà simmetricamente: a soffrirne di più sarebbero, nel caso, la Raiffeisen austriaca e la nostrana Unicredit. I 6.3 miliardi di dollari che gli investitori occidentali perderebbero nella Borsa di Mosca andrebbero a costituire una voragine che porterebbe la nuova Guerra fredda a dividere il mondo anche nella finanza. (JC)




