Il Tazebao – Sono passate due settimane esatte da quando, nel parlamento di Tbilisi, è iniziata la discussione di una legge sugli agenti stranieri, nella quale si richiede maggiore trasparenza su eventuali finanziamenti ricevuti dall’estero a beneficio di media e organismi nazionali, e servirà di fatto a limitare l’azione delle ONG e delle opposizioni filo-occidentali. Già in aula si sono avute le prime bagarre il giorno stesso, con l’opposizione che accusa il governo di voler promulgare una legge “di tipo russo” per “imbavagliare le opposizioni” e, in questo contesto, i disordini sono passati alle piazze (perlopiù di studenti e dipendenti statali) in cui si sono presto viste sventolare bandiere dell’Unione Europea e della NATO. Nel frattempo, il Kirghizistan ha approvato una normativa analoga. Tutto ciò sembra una replica di quanto visto in Serbia pochi mesi fa, alla rielezione del Presidente Vučić, laddove i tentativi di provocare il caos furono sventati dai servizi segreti russi, che allertarono il governo serbo, e seguono evidentemente lo schema del Maidan ucraino del 2014: dare a credere l’esistenza di un popolo e una gioventù che sognino l’apertura europea, rovesciare con la violenza il governo in carica accusandolo di repressioni e violazioni dei diritti umani, e seminare il caos nel Paese in questione per imporgli un governo più marcatamente filo-occidentale (anche la Georgia, come l’Ucraina di Yanukovich, segue una linea sostanzialmente centrista). Vedremo dove ciò porterà. (JC)
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