Il focus è sulla produzione di sistemi d’arma più agili e tecnologicamente avanzati: droni autonomi, strumenti per la guerra elettronica, piattaforme software innovative.
Il Tazebao – Mentre il mondo si rimescola e le frontiere della geopolitica mutano repentinamente, con l’insediamento di Donald Trump qualcosa sta mutando. Di fianco a lui i titani del silicio e dell’industria leggera americana, nel frattempo qualcosa si muove nel mondo della difesa.
Un nuovo consorzio tecnologico mira a ridisegnare le mappe degli appalti militari statunitensi. Protagoniste Palantir e Anduril, creature di Peter Thiel, affiancate da giganti come SpaceX e OpenAI, che puntano a scardinare il tradizionale oligopolio dei contractor governativi. L’iniziativa, secondo fonti vicine al progetto, mira a conquistare una fetta sostanziosa del budget federale per la difesa – 850 miliardi di dollari – sfidando gli storici titani della difesa come Lockheed Martin e Boeing.
Le startup tecnologiche hanno intrapreso un’ascesa meteorica con le azioni dei giganti dei microchip come Nvidia che hanno visto il loro valore salire alle stelle, scalfite dall’azienda cinese DeepSeek, il loro dominio rimane rilevante. Le crescenti frizioni internazionali hanno accelerato la fiducia del governo verso aziende capaci di sviluppare tecnologie di intelligenza artificiale con applicazioni militari, partendo dalla collaborazione di OpenAI – che ha rivisto le proprie clausole per fare ciò – con gli apparati di difesa federali.
I numeri raccontano questa rivoluzione: Palantir ha visto quadruplicare il proprio valore azionario, toccando una capitalizzazione da 169 miliardi di dollari – superiore a quella di Lockheed Martin. Anduril ha raggiunto i 14 miliardi, mentre SpaceX è balzata a 350 miliardi, diventando la più grande startup privata al mondo.
L’obiettivo dichiarato è rinnovare un sistema considerato troppo lento e poco competitivo. Alcune aziende come SpaceX e Palantir hanno già una consolidata esperienza nei contratti governativi, mentre OpenAI si sta preparando a questo mercato, aggiornando i propri termini di servizio per non escludere più usi militari delle proprie tecnologie e intestandosi un notevole pacchetto di investimenti intitolato “Project Stargate”.
Il focus è sulla produzione di sistemi d’arma più agili e tecnologicamente avanzati: droni autonomi, strumenti per la guerra elettronica, piattaforme software innovative. Un approccio che punta a proteggere gli interessi statunitensi con mezzi più piccoli, economici e flessibili rispetto all’armamentario tradizionale.
Un addetto ai lavori ha descritto questo consorzio come un allineamento dell’industria finalizzato a eseguire le priorità tecniche del Pentagono e risolvere critiche lacune nelle capacità software.
La partita è appena iniziata, ma i nuovi protagonisti sembrano decisi a cavalcare i mutamenti internazionali per ridisegnare le mappe del complesso militare-industriale americano.