Il Tazebao – Il 6 ottobre è iniziata la tornata elettorale tunisina, che si è conclusa nella sua fase clou ieri sebbene si debba attendere il 24 per avere i risultati ufficiali e definitivi. Le proiezioni sembrano però essere chiarissime: con più del 90% delle preferenze, Kais Saied è involato verso la riconferma a presidente. La notizia ha, com’è logico aspettarsi, solleticato il vespaio dei governi occidentali e dei loro rotocalchi i quali, in un ormai consueto esercizio di ingerenza negli affari interni altrui, sono tutt’altro che propensi a felicitare il dignitario uscente per quella che si configura come una vittoria chiara e netta al netto dell’elevato tasso di astensionismo, notandosi comunque 2.438.954 cittadini che hanno votato per lui. Eppure, al suo sfidante Ayachi Zammel è stato permesso di candidarsi nonostante sia incarcerato per accuse (documentate e comprovate) di aver utilizzato decine di firme di cittadini a loro insaputa, sfruttato dati personali senza il consenso degli interessati e false donazioni. Al momento si colloca al 7,35%, con 197.551, seguito dal socialista panarabo e nasseriano Zouhair Maghzaoui all’1,97% (52.903 voti), dati divulgati dalla commissione elettorale di Tunisi, l’ISIE. Saied ha come programma principale l’eliminazione della corruzione e di ogni elemento di destabilizzazione dal Paese, in quello che sempre più si configura come un rovesciamento dei verdetti degli infausti “Inverni Arabi” del 2011, che al momento mantengono una piuttosto instabile e disastrata “roccaforte” soltanto in Libia. (JC)
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