Le fiamme della rivolta avvolgono (letteralmente) Los Angeles e non solo. Incendio della prateria o tentativo di “rivoluzione colorata”? Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Un motivo apparentemente “semplice”, la contrarietà alla deportazione degli immigrati clandestini che pure è nel programma di Donald Trump da sempre, ha scatenato una rivolta furibonda a Los Angeles che si è estesa a San Francisco ma anche a New York, al Minnesota e perfino all’Ohio e al Texas. L’invio della Guardia Nazionale, più precisamente, della sua 79ª Squadra di combattimento della Brigata di Fanteria, a sedare le rivolte non solo non ha stabilizzato la situazione, ma l’ha perfino peggiorata: inizialmente riuscita a riguadagnare la superstrada 101 dai rivoltosi, non è tuttavia riuscita a impedire la costruzione di barricate e si parla addirittura di schierare 500 marines in servizio del 2° Battaglione del 7° Corpo per darle manforte. La polizia dipartimentale di Los Angeles è stata presto «soverchiata» (parole del suo capo, Jim McDonnell), così come i colleghi nei diversi punti di San Francisco in cui sono scoppiati disordini, e la scelta di Trump ha causato profondi malumori anche nelle istituzioni stesse: in particolare, il governatore della California Gavin Newsom (D) ha incolpato il presidente del caos creatosi a seguito di ciò, chiamandolo «dittatore» e chiedendo ufficialmente lo scorporo della Guardia Nazionale dal controllo del governo federale, mentre Trump vuole invece farlo arrestare anche per evasione fiscale, invocando le dimissioni pure del sindaco. La regia dietro a queste ondate di proteste non è ancora chiara, ma si tratta certamente di un’altra spallata alla 47ª amministrazione statunitense in una regione che, peraltro, ha sempre avuto forti vocazioni indipendentiste. (JC)

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