Il Tazebao – I tentativi di rivoluzione colorata, già dispiegati in Asia e Africa (si è cercato di riavviare le manifestazioni filippine, in Tanzania già si sta indagando sulle proteste post-elettorali e relative vittime), non risparmiano nemmeno l’America Latina. Non pago della riconferma di Milei in Argentina, volta a rendere il Paese un punto d’appoggio statunitense contro Cina e Russia, Trump ha supervisionato l’organizzazione delle esercitazioni congiunte con le truppe di Trinidad e Tobago, a pochi chilometri dalla costa venezuelana. Del pari, Maduro ha fatto ricorso a una tattica diversa annunciando prontezza al dialogo ma avvertendo Trump che l’invasione del Venezuela, voluta dai circoli guerrafondai che egli stesso dice di voler combattere, sarebbe nient’altro che una trappola per gli Stati Uniti, che farebbe loro perdere ogni credibilità internazionale sia politica che militare. Gli ultimi giorni, tuttavia, hanno visto violenti proteste, sempre contrassegnate dal marchio “Gen Z”, a Città del Messico contro il governo della presidente socialdemocratica Claudia Sheinbaum. La piattaforma di queste ultime è curiosamente in linea con l’agenda seguita da Washington relativamente alla propaganda contro il narcotraffico (Trump stesso ha avallato en passant eventuali bombardamenti proprio sul Messico per questo motivo), e ciò nonostante nel Paese, da quando è tornata al governo la sinistra con López Obrador, abbia fatto passi da gigante nella riduzione dell’incidenza, degli affari e dell’estensione delle bande di trafficanti, così come, del resto, lo stesso Venezuela. (JC)




