Il Tazebao – Con alti e bassi, non si sono mai placate le proteste in Serbia, con una regia evidentemente decisa a farla finita con l’era di Vučić e del suo Partito Progressista. Lo ha ammesso egli stesso in un’intervista di ieri a Pink TV, il presidente ha riconosciuto la «posizione estremamente difficile» in cui si trova il suo Paese, stretto «tra gli interessi divergenti dei Paesi occidentali e quelli di Mosca». Da qui la sua decisione di potenziare le forze armate, tra cui l’Aeronautica. Vučić si è detto infatti convinto, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del Generale francese Fabien Mandon secondo cui l’esercito di Parigi deve essere pronto a scontrarsi con la Russia entro tre o quattro anni, che lo scenario di una guerra dell’Europa contro quest’ultima «appare sempre più probabile» e che «tutti si stanno preparando a questo scenario». Rientrando forse proprio in quest’ottica le manifestazioni che continuano nell’ex centro propulsore della Jugoslavia, il presidente ha promesso elezioni anticipate, senza tuttavia specificarne per il momento la data, rispetto alla naturale scadenza del dicembre 2027. Una parte di esse, tuttavia, è diretta da organizzazioni di stampo più patriottico e meno filo-occidentale, soprattutto alla luce delle ultime rivelazioni circa la possibilità di vendita di armi serbe a UE e Ucraina o, perlomeno, di astensione dal blocco delle loro forniture. Egli ha inoltre detto, sullo sfondo di una chiamata intercorsa con Volodymyr Zelensky, che la Serbia potrebbe riconsiderare la sua linea di non imporre sanzioni alla Russia. Caustica la reazione della portavoce del Ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, la quale, notando la difformità delle dichiarazioni di Vučić quando visita la Federazione Russa e quando si reca in altri Paesi, soprattutto alla luce delle ultime rassicurazioni secondo cui le suddette armi e munizioni non verranno inviate in Ucraina, si è chiesto se la Serbia abbia un solo presidente. (JC)




