La Russia ad portas. Nel caos della Libia post-Gheddafi (e post-italiana) Mosca puntella il suo limes avanzato

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Il Mediterraneo non è più esclusiva occidentale

Il Tazebao – Strani fantasmi si agitano tra le sabbie libiche, viene diffusa una notizia sulle attività russe nel Fezzan, in seguito l’agenzia ritratta parlando di fonti carenti, dietro il proclama allarmista di una militarizzazione imminente della Libia sembrerebbero celarsi solo vicendevoli scambi di informazioni corroborati da non-detti.

La Russia si muoverebbe a sud per disputare una nuova partita. La base militare di Sebha, nel Fezzan libico, sarebbe al centro di una riorganizzazione che riguarda molto più di una semplice proiezione d’influenza. Secondo quanto riportato da Agenzia Nova, Mosca starebbe lavorando all’installazione di sistemi missilistici a medio raggio in quella che è oggi una delle roccaforti del generale Haftar. L’obiettivo sarebbe quello di riequilibrare i rapporti di forza nel Mediterraneo e rispondere, in modo speculare, alla pressione costante esercitata dall’Occidente sui confini russi.

Sebha non è una località casuale. È lontana dalle rotte principali ma vicina, militarmente parlando, all’Europa. Lampedusa dista poco più di mille chilometri, abbastanza da essere nel raggio operativo di un sistema missilistico moderno. A differenza di quanto raccontato nei consueti registri allarmisti, non si tratterebbe di una mossa offensiva quanto di un segnale. Come dire che, se l’Europa si sente in diritto di installare basi e radar alle soglie della Federazione Russa, allora anche Mosca può giocare la stessa partita.

Il contesto libico rende l’operazione particolarmente efficace. Tripoli è nuovamente nel caos. L’uccisione del leader miliziano Ghaniwa, simbolo degli equilibri interni alla capitale, ha aperto la strada a un possibile collasso dell’intero fronte occidentale. Haftar, forte del sostegno russo e di una rete diplomatica sempre più trasversale, si sta muovendo lentamente verso la capitale. A guidare l’avanzata non è solo la forza militare ma una crescente legittimità, costruita sul fallimento evidente delle amministrazioni sostenute da ONU e Occidente.

In attesa che emergano ulteriori notizie sulla fondatezza di effettivi investimenti russi nella regione, c’è speculazione sugli sviluppi regionali e su eventuali riallineamenti che coinvolgano la Russia, la Turchia e i paesi del Golfo.

Nel frattempo, i rapporti tra Haftar e la Turchia si fanno sempre più concreti. Centinaia di soldati della Cirenaica avrebbero preso parte a esercitazioni congiunte in Anatolia. Ankara resta ambigua verso entrambe le parti in Libia, ma l’impressione è che, in caso di crollo del governo Dabaiba, sia pronta ad accogliere l’esecutivo uscente senza compromettere i nuovi equilibri con Haftar e Mosca.

La base di Sebha, dunque, sarebbe un segnale preciso di come il Mediterraneo non sia più esclusiva occidentale. Se l’Europa continua a guardare alla Libia come a una fonte di instabilità e flussi migratori, altri attori la considerano una piattaforma strategica.

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