La religione, il potere, il valore della tolleranza. Dal workshop de Il Nodo di Gordio

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La tolleranza, la crisi del cristianesimo come crisi della libertà occidentale, lo strumento religioso, il potere. L’intervento di Lorenzo Somigli al workshop de Il Nodo di Gordio “Il dio della guerra della pace”.

Grazie al Nodo di Gordio che ci permette di aprire una riflessione sulla religione quando questa è pressoché scomparsa dal dibattito pubblico.

Vorrei ringraziare uno degli ospiti intervenuti in precedenza ovvero Moni Ovadia che è costantemente e coerentemente impegnato per la pace perché si può predicare, di questi tempi, anche la pace e non solo il riarmo e la guerra.

Quando si parla di religione bisogna rimandare all’individuo. In un passaggio essenziale del Paradiso Dante – era contornato dalla luce dei mosaici di Ravenna – scrive: “Un punto vidi che raggiava lume”. Poi, aggiunge che bisogna chiudere gli occhi per l’intensità. Quando ci si avvicina al divino, si perde – lo dico io che sono cresciuto in una temperie laica – la capacità di razionalizzare.

E com’io mi rivolsi e furon tocchi
li miei da ciò che pare in quel volume,
quandunque nel suo giro ben s’adocchi,
un punto vidi che raggiava lume

acuto sì, che ‘l viso ch’elli affoca
chiuder conviensi per lo forte acume;

 

Paradiso, Canto XXVIII

Il cristianesimo vive oggi una crisi profonda. L’allora cardinale Ratzinger, a inizio del Duemila, individuava nel cristianesimo la radice della libertà per come è concepita in Occidente: andando contro lo Stato, i martiri hanno aperto uno spazio per la libertà e la coscienza individuale.

La distinzione fra lo Stato e la realtà divina crea lo spazio di una libertà in cui la persona può anche opporsi allo Stato. I martiri sono una testimonianza per questa limitazione del potere assoluto dello Stato. Così è nata una storia di libertà.

 

J. Ratzinger, “Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo” (Cantagalli, 2003).

Il potere oggi è profondamente cambiato, per l’impatto del digitale e dei processi di concentrazione della ricchezza, esplosi dopo il 2020, e ha trovato delle formule differenti per garantire stabilità e comando. Ciò non vuol dire che la religione scompaia del tutto dalla società. In Libano, dove le confessioni religiose riconosciute sono 17, l’identità religiosa equivale all’identità dell’individuo. Un paese come la Tunisia, invece, rimuove la religione dalla Costituzione. Di contro, la Turchia si riconnette a una sua identità religiosa perché la religione è un mezzo per garantire continuità nella discontinuità.

La domanda che dobbiamo porci è perché il potere sembra non aver più bisogno della religione? Perché, molto probabilmente, ha già ottenuto altri strumenti, forse migliori, per garantire il comando. Questo è il cuore del problema: il potere.

Visto che c’è con me un concittadino come Gianni Bonini, chiudo con una riflessione sulla nostra città. Come città abbiamo dato, da sempre, un esempio di convivenza e tolleranza. C’è la chiesa ortodossa, fondata da un’importante comunità, grazie a famiglie come i Demidoff e i Basilewsky, che hanno lasciato importanti ville spesso lasciate oggi in abbandono, c’è la chiesa anglicana figlia della comunità inglese, quella luterana, c’è la sinagoga che ha riscattato l’onta del ghetto, non vedo francamente perché, a margine di un percorso urbanistico il più possibile concertato, non possa sorgere uno spazio per una comunità che contribuisce alla vita civica come quella islamica.

Ripreso qui: La religione, il potere, il valore della tolleranza. Dal workshop de Il Nodo di Gordio – Il Tazebao 23.07.2023

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