Italia in dismissione. Le telecomunicazioni vanno peggio che nel 2010: -9,7% lo scorso anno. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – Il peso della dismissione in Europa, pur ben distribuito tra gli Stati, si fa tuttavia particolarmente sentire sull’Italia, che oltre a essere l’unico Paese dell’Eurozona in cui i salari sono calati negli ultimi trent’anni, è ora anche, a quanto si evince dal rapporto annuale dell’Area Studi Mediobanca, il solo in cui i ricavi nel settore delle telecomunicazioni abbiano vissuto una pesante contrazione. Si parla infatti di un -9,7% nel 2023 rispetto al quinquennio precedente, con un ridimensionamento del 49% relativamente alla rete fissa e del 20,7% su quella mobile (non bastano le tendenze positive di Iliad e Fastweb e neanche il piccolo recupero dello 0,8% rispetto al 2022). Per ottenere una media del rendimento annuale di questo ambito, il rapporto ha esteso l’indagine fino al 2010: rispetto al penultimo anno dell’era berlusconiana, infatti, la resa delle telecomunicazioni ha visto sfumare 15 miliardi di euro, per un -3.3% medio annuo. Anche i piani infrastrutturali per il 5G e le gigabit society, forse sull’onda della propaganda che fu al tempo condotta contro la Huawei, faticano a decollare: gli investimenti sono infatti calati dell’8,6%. Secondo il Corriere Comunicazioni che ha diffuso il rapporto in esame, queste dinamiche sono state determinate da fattori come gli effetti regolamentari e le pressioni competitive che hanno causato, nel nostro Paese, contrazioni dei prezzi dei servizi telefonici pari al 14,1%, ben oltre la media europea del 2,2%, tra giugno 2019 e giugno di quest’anno. (JC)

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