Il Tazebao – A quattro giorni dall’undicesimo trigesimo dell’inizio della totaler Krieg in Palestina, nella quale Israele non ha ottenuto un solo successo militare nonostante la mattanza di 132.000 palestinesi (40.000 morti e 92.000 feriti); l’ultima notizia sull’uccisione dei sei ostaggi di Hamas, di cui quest’ultima e Tel Aviv si rimpallano la responsabilità, è stata come la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’ira popolare, riversatasi nelle piazze della capitale, ma anche di altre città come Netanya e Haifa, per esigere il rilascio degli ostaggi, criticare duramente “l’incompetenza” di Netanyahu nella gestione delle ostilità, chiedendone quindi le dimissioni, far tornare gli sfollati al nord e risollevare l’economia del Paese. Non è mancata la dura repressione da parte delle forze di polizia, tuttavia inutile di fronte a piazze tanto imponenti. Da molti è stata sollevata anche la parola d’ordine del cessate il fuoco e dell’accordo con Hamas, ma si tratta di frange moderate minoritarie in un contesto in cui comunque i capisaldi del sionismo non vengono messi in discussione e dei diritti e della dignità dei palestinesi non si parla. Ciò ha comunque un effetto ulteriormente destabilizzatore sul sistema politico e sulla società israeliane, che sicuramente scalfirà nel tempo il mito dell'”invincibilità” di Israele, già messo a dura prova sul campo di battaglia anche da Hezbollah, da Ansarallah e dai risultati sia pur contenuti della rappresaglia iraniana del 13 aprile. Il cui prosieguo, possiamo dire, è già in corso così. (JC)
Non solo un anno “di transizione”
Nonostante un Natale in sordina e una crisi che morde tutti, quello che ci accingiamo a vivere insieme è un