Il Tazebao – I risultati del raid israeliano su Sana’a, dapprima negati dal governo degli Ansarallah, poi confermati, hanno suscitato un grosso clamore mediatico per l’eliminazione di quasi tutti i ministri, riuniti peraltro a scopi e in un contesto civili e non militari. Tale eco, tuttavia, non si era neanche calmato che gli Ansarallah avevano già messo a segno un attacco contro una nave battente bandiera israeliana a 178 miglia dalla costa di Hodeidah e altri «obiettivi sensibili» a Tel Aviv, tra cui, ripetutamente in quest’ultima settimana, l’Aeroporto Ben Gurion, le cui operazioni sono state sospese per l’occasione. Tre giorni fa l’esercito dello Yemen ha lanciato sei droni contro Israele, tre dei quali sono stati intercettati dall’Aeronautica Militare, due sono caduti oltre confine, mentre uno ha colpito il complesso aeroportuale di Ramon, nel Negev, chiusura dello spazio aereo e alla sospensione dei voli. Significativo il messaggio a corredo: «La vera vendetta non è ancora iniziata… Ciò che vi aspetta sarà molto più difficile», lanciato da Hizam al-Assad, membro del Consiglio della dirigenza di Ansarallah. Certamente vi rientra l’operazione militare condotta a Ramot da due combattenti della Resistenza palestinese, rimasti uccisi nello scontro a fuoco coi militari israeliani ma riusciti a eliminare cinque coloni ferendone sette, di cui uno grave. A Netanyahu, quindi, pare essere rimasta solo la nave Family della flotta Sumud, con a bordo Greta Thunberg e recante aiuti umanitari da non sganciare sulle tende dei profughi, come obiettivo facile. Ripercussioni ne avrà certamente, dirette o indirette, anche l’attacco sul Qatar mirato alla missione di Hamas, fortunatamente senza conseguenze ma già condannato dall’Iran. (JC)

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