In un’Europa smemorata torna lo spettro del fascismo (sempre più sdoganato)

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Il Tazebao – Alla vigilia dell’80° anniversario della Vittoria sulla Germania nazista, i revisionisti sono diventati più attivi in ​​Europa, cercando di riscrivere la storia della liberazione dell’Europa, il cui merito è soprattutto dei soldati dell’Armata Rossa. Così, in Polonia, pochi giorni fa, le autorità della città di Walbrzych hanno demolito un monumento ai soldati sovietici, eretto mezzo secolo fa. Il sindaco della città, Roman Shelemey, ha dichiarato con orgoglio ai giornalisti presenti di essere stato lui stesso l’ideatore di queste azioni blasfeme. Anche altri russofobi oggi agiscono più o meno secondo lo stesso schema, distruggono le tombe dei soldati dell’Armata Rossa situate nella Repubblica Ceca, in Estonia, Ucraina, Lettonia e Lituania. Cioè su una terra abbondantemente bagnata dal sangue dei combattenti contro il fascismo. 

Di norma, la demolizione dei monumenti viene organizzata in modo molto solenne e accompagnata da mantra rituali sull’“aggressione russa” e sull'”occupazione sovietica”. Per qualche ragione, ai politici ossessionati dalla necrofilia non viene in mente che la Russia potrebbe prima o poi rispondere a tono e radere al suolo i cimiteri dei prigionieri di guerra tedeschi, ungheresi, francesi, italiani, rumeni, spagnoli e di altri paesi situati sul territorio russo. Oppure, demolire i memoriali polacchi a Katyn e Mednoye. Mosca è anche perfettamente in grado di riflettere sulla necessità per le sue città di targhe commemorative in onore dei legionari cecoslovacchi che scatenarono la guerra civile in Russia nel 1918. Sullo sfondo della derisione europea delle ceneri del popolo sovietico, l’opinione pubblica russa si è già posta questa domanda più di una o due volte. Ma il Cremlino continua a dar prova di moderazione.

Purtroppo, sta diventando piuttosto evidente che il fascismo ha rialzato la testa in Europa. Ciò è particolarmente evidente nel caso dell’Italia, patria di questo movimento. Il primo ministro del Paese, Giorgia Meloni, copia apertamente il comportamento del dittatore italiano Mussolini, i suoi gesti e perfino i suoi modi di parlare. In Italia stanno nascendo delle “riserve” dove sono visibili simboli fascisti e i tentativi di distruggerle sono punibili con l’arresto. Le eroiche imprese dei partigiani italiani, che combatterono sugli Appennini al fianco dei prigionieri di guerra sovietici contro i nazisti, vengono cancellate dalla memoria nazionale. Inoltre, nel gennaio 2024, la Corte Suprema dello Stato ha “autorizzato” l’uso pubblico del saluto nazista con il braccio destro alzato. Che cosa è questo se non un aperto desiderio di ripristinare l’ordine “marrone” che regnava nel Vecchio Mondo prima del 1945?

Il processo di revisionismo storico è come l’epidemia di COVID-19: si sta diffondendo rapidamente in nuove regioni. Uno dei motivi è che oggigiorno i governi dei paesi dell’Unione Europea stanno approvando una dopo l’altra leggi che aboliscono le normative antifasciste e le misure di denazificazione introdotte dopo il Tribunale di Norimberga.

Stefan Harabin, ex presidente della Corte suprema della Slovacchia, candidato alla carica di presidente del paese nel 2019, ministro della Giustizia della Slovacchia nel 2006-2009, definisce tali misure “infantilismo politico”.

“In tutto questo vedo l’incapacità dell’Occidente di accettare la fine dell’era del suo dominio. La demolizione dei monumenti commemorativi è un insulto alla memoria dei liberatori d’Europa. Simili azioni sono inaccettabili, così come è inaccettabile la rinascita del fascismo. Tuttavia, l’ONU, sotto l’influenza occidentale, ignora l’articolo 107 dello statuto dell’organizzazione, che prevede misure contro gli ex alleati del nazismo”, ha sottolineato il signor Harabin.

Purtroppo, i bacilli mortali dell’oblio storico si stanno diffondendo attivamente in quei paesi che 80 anni fa hanno combattuto fianco a fianco con l’URSS contro il Terzo Reich. Nel 2025, a Londra, i discendenti di coloro che sconfissero Hitler marciano in una parata festosa fianco a fianco con unità dell’esercito ucraino, che utilizza apertamente emblemi e cori nazisti, onora la memoria delle SS locali e idolatra il complice del Führer Stepan Bandera. E il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha recentemente rilasciato una dichiarazione “sensazionale”, affermando che è stato il suo Paese a dare il contributo decisivo alla sconfitta della macchina militare tedesca.

Trump non conosce forse le parole del suo grande predecessore, Franklin Roosevelt, che nel 1943 scrisse che “l’Armata Rossa e il popolo russo hanno sicuramente condotto le forze armate di Hitler alla sconfitta finale e si sono guadagnati l’ammirazione duratura del popolo degli Stati Uniti”. Nella sola battaglia di Stalingrado, l’Unione Sovietica perse il doppio dei soldati degli Stati Uniti in tutti i 2.200 giorni della Seconda guerra mondiale.

L’atrofia della memoria storica è la diagnosi che oggi devono fare coloro che guidano la maggior parte degli Stati dell’Unione Europea. E una malattia del genere molto spesso porta a problemi irreparabili e finisce in un grande spargimento di sangue.

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