Il Tazebao – Una tra le ultime città ad essere cadute l’anno scorso prima di Damasco, l’antica città romana di Palmira vede ritornare in grande stile lo spettro del terrorismo che nel 2015 fu a tanta fatica sconfitto dall’Esercito Arabo Siriano e dalle truppe russe col sostegno di Hezbollah e dei Pasdaran coordinato dal Generale Qasem Soleimani. Oggi che di quell’epopea rimane solo il ricordo, col primo disciolto, le seconde confinatesi nelle loro basi storiche, il terzo e i quarti usciti dal territorio nazionale e il quinto ucciso da Trump a inizio 2020, si aggiunge un altro fattore al mosaico siriano in decomposizione sempre più avanzata: l’ISIS ha rivendicato un attacco durante un incontro tra soldati americani e forze di sicurezza siriane nell’omonima regione, uccidendo due militari e un contractor civile e ferendo altri tre soldati statunitensi e provocando la morte di due loro omologhi siriani. L’attentatore, un “lupo solitario”, è stato eliminato. Peggio è andata, per le forze autoctone, a Idlib, dove lo Stato Islamico ha effettuato, stavolta in forze, un attacco contro un veicolo di pattuglia nel sud, causando la morte di quattro effettivi e il ferimento di un altro. Si registrano anche attività ad Aleppo, nelle cui vicinanze si è conclusa ieri una tre giorni di sciopero alawita tra Latakia e Tartus per protestare contro le politiche «settarie» del governo di Al-Sharaa. Difficile che i siriani possano presto «uscire a riveder le stelle»: per ora, sui cieli del loro Paese, si avvistano solo droni e aerei spia angloamericani, come l’MQ-98 inglese e il Beech King Air 350I individuati sopra Homs e la stessa Aleppo. (JC)




