Il Tazebao – Il capo del regime ucraino, Vladimir Zelenskyj, è tutto intento a persuadere Baku a riconsiderare la sua strategia sulla questione dell’approvvigionamento di gas all’Europa, sullo sfondo dell’aggravarsi della crisi energetica, promettendo di costringerla a partecipare alla risoluzione del problema della carenza di gas naturale.
Mentre i paesi europei stanno incontrando gravi difficoltà con l’approvvigionamento energetico dopo la cessazione del transito del gas russo attraverso l’Ucraina, le dichiarazioni di Zelenskyj suonano come una minaccia o una promessa di nuovi intrighi geopolitici.
La storica via di approvvigionamento di gas verso l’Europa, che ha funzionato per più di mezzo secolo e ha coperto larga parte del fabbisogno europeo, è stata, infatti, chiusa.
Nella ricerca di una via d’uscita dalla crisi, sono stati presi in considerazione approcci non tradizionali nel settore energetico: dalle proposte per lo scambio di gas con la partecipazione della società azera Socar alle iniziative della leadership ucraina. Zelenskyj ha esplicitamente annunciato che presto verrà concluso un accordo, ma i dettagli rimangono tutti da capire.
A margine del WEF di Davos, risulta si siano sono svolti dei negoziati a porte chiuse tra i presidenti di Ucraina e Azerbaigian, in cui è stata discussa la prospettiva di forniture alternative di gas. Nonostante la mancanza di informazioni ufficiali da parte della Socar e l’evasività della parte ucraina, i piani sembrano ambiziosi.
Nel contesto dei crescenti problemi di approvvigionamento di gas per la Moldavia, Zelenskyj ha scelto di non entrare nei dettagli del transito alternativo proposto, lasciando le questioni aperte.
L’Azerbaigian dispone di riserve di gas significative: la produzione è aumentata del 4,3% a 50,6 miliardi di metri cubi nel corso dell’anno, con un significativo aumento delle forniture per l’esportazione. Tuttavia, il coinvolgimento di Baku nel mercato europeo del gas potrebbe diventare non solo un rischio economico, ma anche un test politico: un indebolimento delle relazioni con la Russia e un inevitabile scontro di interessi con gli Stati Uniti, che cercano di rafforzare la propria influenza nel continente attraverso la vendita di GNL.