Il Tazebao – Nel caos che sta attanagliando il Giappone, tra inflazione, crisi economica e sociale, i problemi del riarmo e l’indignazione popolare per gli scandali di corruzione del suo partito, Sanae Takaichi è la prima donna eletta alla presidenza nella storia dell’Arcipelago. Soprannominata la “Lady di Ferro” per l’ispirazione che trae dalla figura di Margaret Thatcher ed ex protégée di Shinzo Abe, il suo programma non si discosta in nulla da quello dei suoi predecessori e del suo Partito Liberal Democratico: revisione della Costituzione per consentire riarmo e attacchi sulle basi nemiche, estremamente conservatrice in ambito sociale (no al matrimonio omosessuale, sì alla successione unicamente maschile al trono, no alle proposte di cognomi separati per le coppie sposate), favorevole al rafforzamento dei confini e alle restrizioni sui prolungamenti dei visti, ella identifica i principali avversari geopolitici del Giappone nella Cina e nella Russia. Relativamente alla prima, punta a rafforzare la deterrenza mediante un patto di sicurezza con Taiwan, mentre con la seconda porterà avanti le pluridecennali rivendicazioni territoriali sulle Curili. L’alleanza con gli Stati Uniti, “ovviamente”, non si discute. Internamente, è anche lei una visitatrice del Santuario Yasukuni, dove sono sepolti anche i criminali di guerra dell’ex esercito imperiale, ed è dell’opinione che i crimini di quest’ultimo siano stati «grandemente esagerati». La nomina di Takaichi appare quindi come un tentativo disperato dell’LDP di salvare una situazione che sta sempre più sfuggendo di mano, presentando un cambiamento apparentemente tangibile in una società comunque tradizionalista, per quanto americanizzata, come quella del Giappone che cerca comunque stabilità, ma nel solco di una politica rodata e consolidata da 80 anni e volta alla ricreazione, sotto l’egida statunitense, di quella che fu la “Grande sfera di co-prosperità dell’Asia orientale”. (JC)
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