Di seguito alcuni passaggi del nuovo approfondimento di Leonardo Tirabassi per Il Sussidiario.
Gli Usa hanno sostituito l’Ue con la Nato, anche grazie alla minorità di Bruxelles. E non rinunciano ai loro obiettivi. Ma neppure la Russia
Il Sussidiario – Siamo arrivati alla fine del 2022, quasi un anno è passato dall’inizio della guerra in Ucraina. Ed è tempo di bilanci.
È stato un anno terribile per l’Europa intesa in tutte le sue componenti, insieme di istituzioni e popoli. Per la seconda volta dalla fine del secondo conflitto, una guerra è scoppiata nel cuore del vecchio continente. Dopo le guerre nell’ex Jugoslavia, ecco l’Ucraina. Ma questa volta è diverso. Questa volta non siamo davanti alla disgregazione di una nazione, ma all’aggressione di un Paese da parte di un altro Stato, da parte di quella che una volta era uno dei due attori principali delle Guerra fredda, e ancora è uno degli Stati più potenti del mondo per le sue risorse energetiche e per la dotazione di un arsenale nucleare impressionante. “Mai più guerre in Europa”, un tabù partorito dopo secoli di massacri, dopo i cinquanta e passa milioni di morti della seconda guerra, è stato violato.
Guerra in quelle disgraziate “terre di mezzo” che segnano il confine culturale politico e geografico tra Grande Occidente e Russia, da sempre aree catalizzatrici di tensioni micidiali. Le colpe dell’Unione Europea sono così gravi da minare la ragion d’essere dell’istituzione, con l’aggravante che questa non era la prima volta. Con l’aggravante che a mancare in questa occasione sono stati proprio gli Stati che avrebbero dovuto essere leader, come la Germania, che d’altronde continua a giocare da sola. Unione Europea senza idee, senza politica estera, senza forze armate, che non ha preso nessuna iniziativa autonoma a proposito di cosa fare di quell’Est ex sovietico, di come trattare la Russia a partire da quel fatidico 1989. Con un’unica ideuzza, la speranza che l’economia supplisse alla politica. Non ottimismo della volontà, ma cieca fiducia nell’homo economicus, proiezione postmoderna della propria stanca opulenza senza futuro e forse degli storici sensi di colpa. Europa che si è dimenticata che le guerre si fanno anche per la sicurezza, per il prestigio, per affermare la propria identità. Europa che non sa cosa significhi vivere accanto ad un impero.
Il fatto è che con la fine della politica economica tedesca, con il crollo dell’apertura ad est, a saltare per aria è l’intero funzionamento dell’Unione, che improvvisamente si trova orfana e costretta a operare una torsione contro natura, a sbilanciarsi paurosamente verso est, verso i nuovi arrivati, Stati non certo fondatori, capitali che guardano a Washington o Londra, saltando il cuore del continente, degli Stati che hanno creato l’Europa. Perché il vuoto di Bruxelles è di fatto stato sostituito da una Nato che ha ritrovato una sua ragion d’essere a trazione certo americana, ma con delega per l’Europa a Gran Bretagna e Polonia, seguite dai Paesi scandinavi e baltici.
L’articolo completo: GUERRA NATO-RUSSIA/ Ecco cosa succede quando Washington prende il posto di Bruxelles