Il Tazebao – Sembrano di più, sono appena quattro gli anni del nostro Tazebao, provvidenzialmente nato durante la “zona rossa”, quando eravamo «paralizzati da un regime sanitario di cui si fatica a vedere la razionalità scientifica». Chi ha capito si è mosso e ha quagliato; chi non ha capito non ha capito. Se c’è un merito, infatti, di questo nostro Manifesto di critica politica è l’aver accompagnato una – nostra prima di tutto – presa di coscienza, una maturazione progressiva, una comprensione dei fatti in un contesto in rapido deterioramento. Crescono i lettori, l’obiettivo è quota 300 mila entro fine dell’anno, crescono anche i followers, cioè coloro che seguono. La lucidità delle nostre analisi, che si fondano sul fatto del giorno, ora internazionale ora di casa nostra, ora visto da un’altra prospettiva non mainstream ora scoperto al di là delle cortine fumogene, ci porta a prevedere un ulteriore salto di qualità nel conflitto per l’egemonia mondiale. Il ritorno, chiaramente voluto dal magnate del capitalismo digitale, di Trump alla Casa Bianca porterà una nuova ondata di dazi e, di conseguenza, alla chiusura di molti mercati: l’obiettivo è colpire la Cina, affossando definitivamente le economie di trasformazione, cioè Giappone, Germania e Italia, le quali hanno bisogno di un flusso continuo di import/export per garantire il benessere. Come negli anni ’20 e ’30, il commercio mondiale è distrutto dai suoi controllori; l’economia regionalizzata, che caratterizzerà l’incipiente quadriennio, trova il suo esempio nella Conferenza di Ottawa del 1932 e la cosiddetta “preferenza imperiale”. Si comincia con il virus Corona, si termina con le guerre commerciali, l’economia mondiale integrata va in frantumi e arriva la guerra vera. Il bis di Trump è significativo, inoltre, sul piano internazionale poiché porterà a un renversement des alliances. In base al classico avvicendamento tra Democratici russofobici e Repubblicani russofili e ostili alla Cina, anch’esso ereditato da Londra (ciò smonta il mito della “democrazia” in America), il tycoon è chiamato a completare il programma, introducendo una pausa tattica nella guerra alla Russia, a giudizio di Londra-Washington sufficientemente dissanguata ma in avanzata sul campo, alzando al contempo le tensioni con Iran, come al termine del suo primo mandato (è di questi giorni la notizia di un’imminente risposta da parte di Teheran), e Cina, vero avversario sistemico. Emerge, ancora una volta, come l’establishment anglosassone abbia una precisa comprensione dei fatti e persegua un’agenda senza scrupoli: combattere un nemico alla volta (Russia, poi Iran, poi Cina) e impedire che i colossi asiatici si saldino tra loro, erigendo una frontiera invalicabile tra Europa e Asia, rimandando quell’integrazione che metterebbe in discussione il primato mondiale. Only permanent interests! Ad ogni modo, gli Stati Uniti, come la casa madre Inghilterra, restano un’isola, circondata dall’acqua; gli altri siedono sul cuore della Terra e si sono coperti di infrastrutture e di industrie. Ciò che non è stato il Novecento, può essere quello attuale: un secolo russo-cinese. A tal proposito, è di indubbio interesse seguire cosa succederà dopo il coinvolgimento della Corea del Nord, scioccamente ignorata dai soliti media e da noi scrupolosamente analizzata, dopo il coinvolgimento in Ucraina. Non abbiamo mai nascosto la nostra simpatia per le idee socialiste, anche se un buon governante – un conservatore o perfino un monarca – si valuta da come tuteli l’interesse nazionale. Alla luce dello sfacelo della società italiana, tra biopotere e dismissione, riteniamo necessario rilanciare l’idea socialista, da reintegrare a pieno titolo nel dibattito e nel panorama politico, ancora una volta come barriera contro la barbarie degli animal spirits del capitalismo, oggi più insidioso e feroce che mai. Abbiamo lanciato un Manifesto, che è possibile sottoscrivere fino al prossimo gennaio. Sarà un quadriennio di svolta e di lotta e noi ci saremo. Per concludere, un ringraziamento a chi c’è sempre stato e a chi si è unito strada facendo, a chi contribuisce, a chi ha scelto altre strade e anche a coloro di cui si sono perse le tracce. Il futuro è quello che costruiamo oggi e noi racconteremo, sempre e comunque, un’altra storia.
Il fondatore e direttore, Lorenzo Somigli