È gas sionista quello che userà Nasrallah per riscaldarsi?
A colloquio con il giornalista Ehud Yaari, commentatore del Medio Oriente per la televisione israeliana Channel Two e fellow internazionale del The Washington Institute con sede in Israele, nonché uno delle prime voci a far uscire la notizia! Abbiamo affrontato l’ambigua questione del gas “egiziano”, importato da Israele, che raggiungerà Beirut passando per Damasco, il tutto con il placet americano.
Il regime democratico che guida la Casa Bianca è disposto a chiudere entrambi gli occhi e a consentire al gas di provenienza israeliana (e forse in virtù di questo!) ma di proprietà egiziana di bypassare le sanzioni di Cesare che, di norma, colpiscono tutti colore che non si astengono dal fare affari con il regime di Assad, di arrivare fino a Tripoli in Libano.
In un articolo su Syria.tv, il giornalista siriano Khaled Khalil ha sviluppato, in maniera prolissa e dettagliata, tutta la complicata questione grazie anche all’aiuto di autorevoli voci, tra cui spicca anche quella dell’analista politico Ali Bakır, esperto di affari del Golfo, già più volte intervistato per Il Tazebao. Secondo il Dottor Bakır, l’intero progetto è un’opportunità notevole per Israele di commercializzare il proprio gas a livello regionale alla luce della sua incapacità di esportarlo all’estero a causa dell’interruzione dei progetti di trasporto attraverso il Mediterraneo principalmente a causa della controversia turco-greca.
Di seguito, invece, il Signor Yaari, ci ha fornito un quadro generale dell’intera situazione.
Partiamo dall’inizio: quando e come è nato l’Arab Gas Pipeline? Chi sono le persone dietro il progetto e come si è sviluppato e trasformato nel tempo?
“L’AGP è principalmente un progetto egiziano per esportare gas in Giordania, Siria e Libano. Va da al-Arish giù per il Sinai fino al Mar Rosso e poi sott’acqua fino ad Aqaba e avanti verso nord. I lavori sono iniziati nel 2003. La sezione siriana è stata completata nel 2008, ma dopo la guerra civile, molto è stato distrutto e richiede notevoli finanziamenti per il ripristino.
Alcuni dati sull’oleodotto: portata massima di 10,3 miliardi di metri cubi per una lunghezza di 1.200 km.
Tuttavia, gli attacchi all’oleodotto nel Sinai hanno interrotto il funzionamento per la maggior parte del periodo. Non è mai stato collegato al sistema di oleodotti iracheni come previsto”.
È gas egiziano o israeliano quello che Nasrallah userà per riscaldarsi, e come possiamo essere sicuri della sua provenienza? Quale ‘rotta’ prenderà per raggiungere il Libano? (Per favore, menzionate anche la rivalità tra Israele e Libano e la non chiara demarcazione dei confini marittimi, una disputa che è ancora sul tavolo in attesa di una soluzione).
“La sezione nord del Sinai del gasdotto è utilizzata negli ultimi anni per portare il gas israeliano dai campi marittimi Leviathan e Tamar all’Egitto. Pertanto, non può servire come vettore di gas egiziano nella direzione opposta. Lo stesso vale per gran parte del gasdotto nel nord della Giordania che serve a pompare il gas israeliano alle centrali elettriche della Giordania e alla riva orientale del Mar Morto. Così, il gas che può essere pompato deve essere semplicemente un gas comprato da Israele probabilmente “mescolato” con gas egiziano. Gli arabi non parlano molto di questo, ma qui non c’è alcun segreto.
Quando estenderanno completamente l’AGP al Libano, il gas andrà alla centrale di Deir Ammar, vicino a Tripoli. Cioè, Nasrallah e amici avranno l’elettricità prodotta dal gas del “nemico sionista”.
La demarcazione è una questione separata. Finora, la politica disordinata a Beirut li ha portati a sollevare richieste massimaliste, compresa la rivendicazione di parti del giacimento di gas di Karish (Shark). Gli Stati Uniti stanno mediando e ultimamente hanno informato il presidente Aoun che se il Libano si atterrà a richieste “irragionevoli”, si ritirerà del tutto”.
Chi sono tutti i giocatori coinvolti nel gioco? Chi ci guadagna di più e chi ci rimette? Mi spiego: è davvero il Libano che interessa all’America o vuole colpire qualcun altro?
“L’intera idea di usare l’AGP per rifornire il Libano è americana e il team di Biden è disposto a trascurare il fatto che questo piano andrà anche a beneficio di Assad. Israele sente che questo fa parte dello sforzo per prevenire la totale implosione dello stato libanese e sarebbe felice di aumentare le quantità di gas che esporta. Si noti che la promessa di Hezbollah di far arrivare il gas iraniano in Libano si è rivelata, come previsto, solo una trovata pubblicitaria”.
Il fatto che l’America di Biden chiuda un occhio sul regime siriano e gli permetta di rientrare nel mercato può essere visto come una sorta di riabilitazione di Assad? (Recentemente, il presidente siriano ha accolto a Damasco una delegazione proveniente da Abu Dhabi). Inoltre: come possiamo essere sicuri che Damasco garantirà le forniture di gas a Beirut?
“Gli Stati Uniti non toglieranno le sanzioni ad Assad, ma faranno in questo caso un’eccezione in vista della crisi del Libano. Sì, più stati arabi sono ora inclini ad accettare che Assad rimanga, e devono trattare con lui. Naturalmente, un giorno la Siria potrebbe usare l’oleodotto come leva su Beirut”.
Cosa dobbiamo aspettarci da tutto questo? A causa della geopolitica del carburante, il Medio Oriente sta assumendo una nuova configurazione politica che potrebbe essere riassunta come “meno America, più Iran e, recentemente, Cina”. Questi stati, che sono sempre stati in conflitto tra loro, saranno mai in grado di fare funzionare il progetto?
“Oh NO! L’energia non darà nuova forma alla regione! La Cina non è ancora presente al di là del commercio e degli investimenti e Pechino non ha fretta di essere coinvolta nel pantano mediorientale. L’Iran (e la Turchia) sta cercando di riempire il vuoto creato dalla debolezza araba e dal parziale ritiro americano Ma la battaglia non è ancora finita e credo che l’arena principale sia l’Iraq dove l’Iran sta affrontando difficoltà crescenti. Si noti anche il rapido sviluppo della cooperazione militare – esercitazioni congiunte e molto altro – tra Israele e diversi stati arabi sia nel Mediterraneo orientale che nel Mar Rosso”.
English version
Gas does not stink
A chat with journalist Ehud Yaari, Middle East commentator for Israel’s Channel Two television and an international fellow of The Washington Institute, and one of the first voices to break the news! We addressed the ambiguous issue of the “Egyptian” gas, imported from Israel, reaching Beirut via Damascus, all with an American placet.
The democratic regime that leads the White House is willing to turn a blind eye and allow gas of Israeli origin (and perhaps by virtue of this!) but Egyptian-owned to bypass Caesar’s sanctions that, as a rule, hit all those who do not refrain from doing business with the Assad regime, to reach Tripoli in Lebanon.
In an article on Syria.tv, Syrian journalist Khaled Khalil has developed, in lengthy detail, the entire complicated issue with the help of authoritative voices, including that of political analyst Ali Bakır, an expert on Gulf affairs, who has already been interviewed several times for Il Tazebao. According to Dr. Bakır, the entire project is a remarkable opportunity for Israel to market its gas regionally considering its inability to export it abroad due to the interruption of transportation projects across the Mediterranean mainly because of the Turkish-Greek dispute.
Below, Mr. Yaari gave us an overview of the whole situation.
Let’s start from the beginning: when and how was the Arab Gas Pipeline born? Who are the people behind the project and how has it developed and transformed over time?
“The AGP is mainly an Egyptian project to export gas to Jordan, Syria, and Lebanon. It runs from al-Arish down the Sinai to the Red Sea and then underwater to Aqaba and on to the north. Works started in 2003. The Syrian section was completed by 2008 but after the civil war, there much is destroyed and requires considerable funding to restore.
Some data about the pipeline: maximum discharge of 10.3 billion cubic meters for a length of 1,200 km.
However, attacks on the pipeline in Sinai disrupted operation for most of the period. It was never connected to the Iraqi pipeline system as envisaged”.
Is it Egyptian or Israeli gas that Nasrallah will use to warm himself up, and how can we be sure where it comes from? What ‘route’ will it take to reach Lebanon? (Please also mention the rivalry between Israel and Lebanon and the unclear demarcation of the maritime borders, a dispute that is still on the table waiting for a solution).
“The north Sinai section of the pipeline is used in recent years to take Israeli gas from Leviathan and Tamar maritime fields to Egypt. Therefore, it cannot serve as a carrier of Egyptian gas in the opposite direction. The same is true for much of the pipeline in north Jordan which serves to pump Israeli gas to Jordan’s power stations and to the eastern shore of the Dead Sea. Thus, the gas that may be pumped simply has to be a gas bought from Israel probably “mixed” with Egyptian gas. Arabs do not talk a lot about this but there is no secret here.
Once they fully extend the AGP to Lebanon the gas will go to Deir Ammar power station near Tripoli. Namely, Nasrallah etc. will get electricity produced by the “Zionist enemy”‘s gas.
The demarcation is a separate issue. So far, the messy politics in Beirut led them to raise maximalist demands-including claiming parts of the Karish (Shark) gas field. The US is mediating and has informed President Aoun lately that if Lebanon will stick to “unreasonable” demands, it will withdraw altogether”.
Who are all the players involved in the game? Who stands to gain the most and who loses out? Let me explain: is it really Lebanon that America is interested in, or does it want to hit someone else?
“The whole idea to use the AGP to supply Lebanon is American and the Biden team is willing to overlook the fact that this plan will also benefit Assad. Israel feels that this is part of the effort to prevent the total implosion of the Lebanese state and would be happy to increase the amounts of gas it exports. Note that Hizbullah’s promise for Iranian gas arriving in Lebanon turned out, as expected, to be merely a publicity stunt”.
Can the fact that Biden’s America turns a blind eye to the Syrian regime and allows it to re-enter the market be seen as a kind of rehabilitation of Assad? (Recently, the Syrian president was a guest at the Dubai Expo where he met with several important figures from the Gulf). In addition: how can we be sure that Damascus will guarantee gas supplies to Beirut?
“The US will not lift sanctions on Assad but will make in this case an exception in view of Lebanon’s crisis. Yes, more Arab states are now inclined to accept that Assad is staying, and they need to deal with him. Of course, one day Syria may use the pipeline as leverage on Beirut”.
What should we expect from all this? Due to fuel geopolitics, the Middle East is taking on a new political configuration that could be summed up as ‘less America, more Iran and, recently, China’. Will these states, which have always conflicted with each other, ever be able to make it work?
“Oh no! Energy will not shape the region! China is not yet present beyond trade and investments and Beijing is in no hurry to get embroiled in the Middle East quagmire. Iran (and Turkey) is trying to fill the void created by the Arab weakness and American partial retreat but the battle is not over yet and I believe the main arena is Iraq where Iran is facing growing difficulties. Also, note the rapidly developing military cooperation-joint drills and much more-between Israel and several Arab states both in the East Med and the Red Sea”.
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