Europa: l’avvenire dell’Unione nell’era del capitalismo politico

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Discorso alla XXI edizione del Seminario internazionale accademico « Penser l’Europe » a Bucarest, dedicato al compianto Eugen Simion.

Il dibattito sull’Europa si colloca in un momento critico. La Romania si conferma una terra ideale per un confronto sul destino comune, perché da sempre animata dalla volontà di essere indipendente e libera – ricorrono a dicembre i trentacinque anni dalla rivoluzione dell’89 – e perché da sempre esempio di sincretismo nella diversità.

Attualmente, l’Europa ha molto in comune: il mercato, la rete energetica (con le sue contraddizioni sui prezzi), il sistema infrastrutturale, anche grazie alla maggiore integrazione portata dalla rete TEN-T. Non solo, condivide un ecosistema unico e fragile, come dimostrano le alluvioni in tante parti dell’Europa, e una Civiltà straordinaria.

Per chi è nato con l’Unione già esistente e con l’euro si pone un problema politico. È tempo di rilanciare la riflessione per un’Europa differente, che non si riduca a una cooperazione tra governi, su parametri tecnici e tecnocratici. Dopo le guerre fratricide, l’Unione ha significato l’edificazione di una pace strutturale. Si è raggiunto un crescente grado di integrazione con l’espansione dei membri e delle competenze assegnate all’Unione. Rimane un nodo insoluto: chiarire i principi fondamentali che caratterizzano la civilizzazione europea.

Essere europeo incorpora un umanesimo radicale. Significative forme di condivisione uniscono i differenti popoli europei, da secoli. E allora perché l’appartenenza alla stessa Unione, che avrebbe dovuto significare l’assunzione di una responsabilità comune, ha esacerbato le contraddizioni e le spinte centrifughe? Il primato del mercato – e a corollario dei parametri – ha eclissato le radici comuni. Per questo, è tempo di rilanciare il percorso per la Costituzione europea come passaggio obbligato verso una cittadinanza europea completa e condivisa.

Il riferimento all’eredità culturale giudaico-cristiana ha rappresentato l’ostacolo – il più tenace – alla Costituzione europea. È una società plurale dove ognuno ha la sua fede o non ce l’ha e ciò è già di per sé una grande conquista. Il Logos, per usare una parola dal greco che è lingua custode della sapienza, cioè una ragione che non si riduce a un raziocinio glaciale, accomuna tutti. La storia europea, se la si guarda in questa prospettiva, è fatta di uomini che hanno voluto avvicinarsi alle forme celesti, creando la bellezza e condividendo luoghi belli, proteggendo le altre creature che sono «segni delle perfezioni invisibili di Dio», come ha rivelato San Bonaventura nel suo Itinerarium.

Il filosofo Giorgio Agamben, in un suo scritto su Quodlibet, ha illustrato che in un passaggio della commedia latina di Terenzio, c’è una massimaHomo sum, nihil humanum alienum puto – che ha valore per l’etica e per il diritto. È l’opposto di un nichilismo sempre più pervasivo e porta in dote l’idea di pensare al problema dell’altro, in quanto uomo, come fosse il proprio, indispensabile quando si devono affrontare sfide comuni. Meglio questo che parlare di “meccanismo europeo di solidarietà”.

La cultura europea si fonda sul “costruire, abitare e pensare”, come ha ricostruito il filosofo Martin Heidegger. L’abitare in un luogo preciso e delimitato spazialmente – è la differenza tra spatium e Raum – si conferma come il pilastro fondativo dell’identità personale, in opposizione al modello dell’uomo senza terra e senza radici.

Insomma, la civiltà europea è davvero troppo preziosa, soprattutto in un’epoca in cui il capitalismo, entrato nella fase politica, propone modelli dissonanti rispetto ai valori europei fondativi. I paesi europei – omnes et singulatim – rischiano di essere schiacciati tra l’Anglosfera, creatasi nella compenetrazione tra Inghilterra e Stati Uniti, e il capitalismo politico cinese.

Una breve digressione storica. Un secolo fa morì, a Berlino, Alexander Helphand, detto “Unus”, detto “Parvus”, l’amico di Trotzkij e il finanziatore di Lenin, grande manager e brillante pensatore. Ne ha fornito una ricostruzione fascinosa Pietro Antonio Zveteremich nel suo Il grande Parvus. Russo, ebreo e tataro, corpo “behemotico” per dirla con Solženicyn. È stato anche il precursore dell’idea di Unione europea e del mercato comune, indispensabile per sopravvivere in un’era di competizione mondiale, necessariamente integrata con la Russia, ma su basi socialdemocratiche.

Malgrado le sue profonde contraddizioni, il modello occidentale di stampo anglosassone ha permesso l’espansione delle democrazie liberali borghesi e soprattutto dello Stato sociale, che ha significato l’elevazione di milioni di individui da condizioni di vita inumane. Ad ogni modo, è promotore di un modello pericoloso, imperniato sulla fantasmagoria del mercato, in cui l’uomo diventa merce e la politica sta sotto l’economia, anziché essere il centro della vita civile.

Dall’altro lato c’è un modello politico nuovo che mischia l’aspetto «più inumano» del capitalismo e quello «più atroce» del comunismo statalista, come ha ricostruito lo stesso Agamben, unendo «l’estrema alienazione» delle relazioni a un «controllo sociale», attraverso l’alto grado di sviluppo tecnologico, senza precedenti. La saldatura tra tecnologia e potere non è una novità, né la rivelazione di un lato anti-umano della tecnologia scoperta dall’uomo.

Sicuramente entrambi mettono in discussione la biosfera europea, dunque la sua civiltà, e per questo è più che mai opportuno riscoprire i valori comuni e rilanciare il progetto di Costituzione ripartendo dai valori comuni e fondativi.

(Tradotto dal francese e riadattato)

Copyright: Academia Română
Bibliografia

Agamben, Giorgio. “Capitalismo comunista”. Quodlibet, 15 dicembre 2020. https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-capitalismo-comunista

Bonaventura da Bagnoregio. Itinerario nella mente di Dio. Riconduzione delle Arti alla Teologia. Roma: Città nuova, 2000.

Heidegger, Martin. Costruire, abitare, pensare. Bologna: Ogni Uomo è tutti gli Uomini, 2016.

Roger-Lacan, Mathieu, e Roger-Lacan, Baptiste. “L’Union européene n’est pas un empire, une conversation avec Timothy Snyder.” Le Grand Continent, 24 ottobre 2018. https://legrandcontinent.eu/fr/2018/10/24/nous-avons-rencontre-timothy-snyder/

Sombart, Nicolaus. Passeggiate con Carl Schmitt. Bologna: Ogni Uomo è tutti gli Uomini, 2021.

Spinelli, Altiero, e Rossi, Ernesto. Il manifesto di Ventotene. Milano: Mondadori, 2017.

Zveteremich, Pietro. Il grande Parvus. Milano: Garzanti, 1988.

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