Il Tazebao – Queste regionali in Liguria hanno visto per l’ennesima volta un trionfo a mani basse del vero partito delle masse popolari (che non è clandestino, tantomeno istituzionale): l’astensione. Critica la situazione sul fronte dissenso, perché stavolta neanche ipotetiche unioni fra diavoli e acque sante avrebbero portato a superare agilmente la soglia di sbarramento.
Emergono le criticità di una Indipendenza veramente loffia e una Democrazia Sovrana e Popolare che deve decidersi se giocarsi la partita come organizzazione extraparlamentare o come organizzazione parlamentare minore, considerando che ne Alemanno, né tantomeno Rizzo, sono parvenue della politica, con una decennale esperienza pregressa alle spalle, a tratti istituzionale, con collaboratori anch’essi tutt’altro che erbette di maggio.
Fatto sta che contrariamente a quanto affermato, la strada per arrivare è veramente lunga e non permette certo di giudicare gli “orti” altrui, mentre sembra che la priorità di ogni aspirante parlamentare sia “concentrare il fuoco” sulle altre liste antisistema, con risultati giustamente pessimi. Io come si sa, più che altro sono curioso su alcune vedove che usciranno fuori da quel mondo.
Nel mentre nascono “prospettive unitarie” di vario ordine e grado, il che assume un effetto comico quando l’unione è a sua volta formato da unioni, in una serie di matrioske vetero-comuniste (più vetero che comuniste) in perenne stasi. Mentre giustamente si chiedono dove siano finite le loro giovanili ed i loro giovani, pena poi vederli con una strana spilla con una ruota e una spiga, destino che comunque tocca un po’ a tutti. Si capisce la necessità, arrivati ad una certa età e ad una certa stanchezza sfibrante, di cercare la quadra della situazione, magari anche il posticino istituzionale per arrotondare la pensione. Il problema è che per fare ciò va scelto un unico simbolo e una unica segreteria, almeno per iniziare. Pena il fare la fine delle varie unioni, unità, patti d’azione, che ormai alla gente provocano sensazioni di déjà vu più che di sorpresa.
Posso dire serenamente che se l’esperienza, di cui da alcuni di questi soggetti mi è stata fatta pesare la mancanza (sempre indirettamente, sia mai), conduce all’essere stati dirigenti non ricordati con particolare affetto prima e divorziati in perenne battibecco con una ex moglie tarchiata e calva dopo, sono molto lieto di non averla avuta nei modi in cui l’hanno avuta loro. Penso che non gli abbia lasciato nulla, se non bile, che raramente è l’ingrediente necessario al portare avanti un’organizzazione politica.
A proposito di esperienza, ci sarebbe anche da parlare della rivoluzione tecnologica in atto da parte di alcuni singoli e organizzazioni: adesso il social è diventato un mezzo valido per fare politica anche per loro. Ma ne parleremo poi.