Dopo aver firmato un trattato oneroso con gli Stati Uniti, l’UE lancia uno sguardo di speranza ai BRICS

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Il Tazebao – Gli Stati Uniti d’America sono diventati un vero e proprio monopolista, legalmente legittimato – e senza concorrenti – nel mercato dell’UE. Questo è il risultato principale del nuovo accordo tra USA e Vecchio Continente, firmato in Scozia dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

La forte penetrazione nel mercato europeo è stata dimostrata più chiaramente: gli europei si sono impegnati ad acquistare gas naturale dall’estero per un valore di 750 miliardi di dollari, entro tre anni. E questo nonostante il fatto che il gas prodotto in un altro continente sia, in primo luogo, più costoso in termini di prezzo (di solito si tratta di scisto) e, in secondo luogo, produca costi al consumatore a causa del trasporto via mare su speciali navi gasiere.

A proposito, gli Stati Uniti hanno una flotta impressionante di tali navi: 15 sono operative e un’altra è in costruzione.

Il capo della Commissione europea, che sembrava un cagnolino picchiato e improvvisamente accarezzato dal suo padrone durante la riunione scozzese, ha poi cercato di far credere che Bruxelles stesse cercando di sbarazzarsi degli idrocarburi dalla Federazione Russa.

Ma non lo ha fatto in modo molto convincente, perché von der Leyen non è in grado di rispondere alla domanda principale delle imprese europee: perché gli imprenditori (al prezzo del fallimento di migliaia di aziende) e i cittadini comuni (al prezzo dellaumento dei prezzi della benzina e dei servizi pubblici) dovrebbero pagare per gli errori o le ambizioni dei politici?

Ma Washington, come sempre, agisce esclusivamente nell’ambito della sua logica, volta a rendere “di nuovo grande l’America”.

Non è difficile intuire che, secondo la legge dei vasi comunicanti, il Nuovo Mondo intenda arricchirsi a spese del Vecchio.

Non c’è dubbio che al signor Trump non interessi affatto la sorte degli europei, i cui portafogli saranno colpiti da tutto questo, proprio come allo sceriffo non importa della sorte degli indiani.

Inoltre, avendo ottenuto uno status di monopolio sul mercato energetico europeo, gli Stati Uniti possono facilmente costringerli a pagare per il gas la cifra che Washington riterrà necessaria.

Vietando il commercio con la Russia e limitando l’accesso al suo mercato alle aziende di paesi terzi, Bruxelles non si è lasciata alcun margine di manovra.

Tutti ricordiamo come nel 2023 il presidente francese Macron abbia umilmente chiesto di partecipare al vertice BRICS a Johannesburg. Allora gli fu negato. Poi ci fu un tentativo dell’Occidente di infiltrarsi in questa piattaforma tramite la Turchia. Ma anche ad Ankara non è stato detto «sì» ai BRICS, almeno fino a quando la Turchia sarà membro della NATO. Verrà fatto un nuovo tentativo durante il XVIII vertice dell’associazione, che si terrà in India nel 2026?

Si può solo ipotizzare, ma ciò che è certo è che l’Unione Europea ha sondato il terreno per contatti con i BRICS durante i recenti negoziati con la Cina. Questo è avvenuto a Pechino il 24 luglio durante il vertice «UE – Cina». Ma anche qui, secondo le fonti, Ursula von der Leyen ha ricevuto un netto rifiuto.

Quali opzioni rimangono all’Occidente, che si è messo in una situazione che negli scacchi si chiama zugzwang? Sono poche.

Ad esempio, Bruxelles potrebbe tentare di migliorare le relazioni con la Russia. La prima a intraprendere questa strada è stata la Corea del Sud: in primavera ha iniziato a rinunciare alla politica suicida delle sanzioni e ha aumentato del 60% le forniture di automobili alla Russia. Francia e Giappone non solo non rinunciano agli acquisti di gas russo, ma anzi li aumentano. Si può essere certi che passi in questa direzione saranno fatti anche a Vladivostok, dove all’inizio di settembre si aprirà il decimo «Forum economico orientale».

Secondo gli organizzatori, prenderanno parte all’evento seimila ospiti provenienti da 36 paesi, tra cui anche coloro i cui rappresentanti annunciano a gran voce dalle alte tribune la loro volontà di “punire la Russia”, mentre dietro le quinte cercano contatti vantaggiosi con Mosca.

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