Di Iran, di Albania e… di terrorismo. A Modena, oltre la cortina (liberale) di dezinformatsiya. Il Tazebao del giorno

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Il Tazebao – La selezione di iniziative pubbliche nell’era post-Covid ha senz’altro il pregio di far emergere iniziative, conferenze e convegni in cui, con un sapiente lavoro di mondatura di castelli in aria e discorsi frivoli, emergono risvolti, fatti e avvenimenti di cui altrimenti nessuno saprebbe nulla. È questo il caso del seminario svoltosi sabato 12 a Modena sotto il tema La lotta dell’Iran al terrorismo interno e internazionale nel mondo multipolare, organizzato dal movimento eurasiatista La Terra dei Padri. Dopo una brevissima introduzione di Beatrice De Maio, ex consigliera comunale oggi in Indipendenza!, ha preso la parola Stefano Bonilauri (direttore della pregevole Anteo Edizioni) per fare una sintesi della lotta iraniana al terrorismo sia in Siria che al suo interno, contro i “Mujaheddin del Popolo” (MEK); l’argomento è stato poi trattato estensivamente dalle analisi di Maria Morigi, studiosa di religioni orientali ed esperta di Medio Oriente, e dalle testimonianze dirette di Javad Hasheminejad ed Erisa Idrizi, presidenti rispettivamente dell’Associazione Iraniana delle Vittime del Terrore e della Società Nejat, suo corrispettivo albanese. Hanieh Tarkian, laureata in Scienze Islamiche, ha coordinato ottimamente il lavoro di traduzione e presentato il libro da lei curato Coraggio e fede. L’esempio del generale Qassem Soleimani nella lotta contro il terrorismo internazionale (Passaggio al Bosco, Firenze 2022). L’autorità religiosa sciita Abolfazl Emami ha formulato alcune riflessioni sul carattere dell’Islam e della sua storica e teologica avversione a ogni forma di terrorismo, ha concluso i lavori l’intervento di Gianni Alemanno. Il MEK, dunque, è nato negli anni ’60 e ha contribuito al rovesciamento dello Shah sotto la bandiera di un’ideologia non meglio definita di eclettismo tra marxismo e islamismo, ma ha preso le armi contro la Repubblica Islamica subito dopo il 1979 e si è alleata anche con l’Iraq di Saddam nella guerra del 1980-88, stabilendosi a lungo in Iraq. Cacciatovi quando Baghdad ha iniziato a riavvicinarsi all’Iran, si è stabilito in Albania sotto la copertura di USA e UE: la leader, Mariam Rajavi, è stata accolta con tutti gli onori anche in Italia (bipartisan, come si evince da alcune dichiarazioni dell’ex primo ministro Matteo Renzi e dell’europarlamentare Susanna Ceccardi mostrate in diapositiva); qui, divenuto ormai una setta a tutti gli effetti, ha commesso violenze, imposto restrizioni ed effettuato il lavaggio del cervello ai suoi membri, sotto il manto del culto dei suoi leader. Espulso anche dall’Albania a seguito di una prolungata mobilitazione internazionale, si parla di stabilirne il centro proprio in Italia, il che, chiaramente, non ha certo incontrato il parere favorevole di Teheran. Come ha sottolineato Emami, Italia e Iran hanno un rapporto di lunga data, e rovinarlo come accaduto con l’Albania (prima del 2012 vi erano ambasciate dei due Paesi nelle rispettive capitali, oggi più nulla) non gioverebbe a nessuno. Senza contare, aggiungiamo noi, altri problemi di ordine pubblico che vanno ad assommarsi a quelli causati dalla dismissione a pieno regime. (JC)

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